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La buona sanità
11 Giugno 2024 - 11:50
Alessandro ha 26 anni e dalla nascita convive con la Tetralogia di Fallot, una cardiopatia congenita complessa, per la quale è stato operato fin dai primi giorni di vita. Ora, però, aveva bisogno di un intervento più complesso, che non poteva essere realizzato a causa di una sua decisione che ha comportato il rifiuto da parte di alcune strutture. A Torino, invece, è stato operato con successo, grazie una tecnica definita “bloodless” di cui il centro nostrano è punto di riferimento mondiale. Vediamo la sua storia.
Cominciamo dalla Tetralogia di Fallot: come detto è una cardiopatia congenita complessa, che vede la concomitanza di quattro anomalie cardiache che riducono l’afflusso di sangue ossigenato al corpo e compromettono il regolare funzionamento dell’organo (ovvero il difetto interatriale, l’aorta a cavaliere cioè a cavallo dei due ventricoli, la dilatazione del ventricolo destro e il restringimento sottovalvolare e valvolare polmonare).
“Convivo con questa malattia dalla nascita, sono stato operato la prima volta a soli 3 mesi, poi ancora a 15 anni e quando, a distanza di 12 anni, a un controllo annuale è emersa la necessità di sostituire la valvola biologica che mi era stata impiantata, in qualche modo ero preparato, conoscevo le difficoltà a cui sarei andato incontro per tenere fede alla mia scelta di non ricorrere a trasfusioni – racconta Alessandro, tempra da lottatore e voce tranquilla -. Così davanti al rifiuto da parte dell’équipe di cardiochirurgia dell’ospedale che mi aveva sempre avuto in cura, dopo essermi documentato, mi sono rivolto al Maria Pia Hospital, dove ho trovato un’équipe di professionisti straordinari, competenti e generosi, che hanno studiato un intervento su misura per il mio caso clinico. Oggi sto bene, il recupero è veloce e spero di tornare quanto prima alla mia vita di sempre”.
Al Maria Pia Hospital di Torino, ospedale di alta specialità di GVM Care & Research accreditato con il SSN, l’équipe di Cardiochirurgia, guidata dal dottor Mauro Del Giglio, ha messo a punto per lui un intervento di correzione della Tetralogia di Fallot, con l'inserimento di una nuova valvola, utilizzando la chirurgia bloodless, ovvero “senza sangue”, che consente di ridurre le emotrasfusioni con un recupero post operatorio più veloce.
“Il paziente è giunto alla nostra attenzione dopo una serie di rifiuti da parte di altre strutture sanitarie e si è rivolto al Maria Pia Hospital data l’esperienza nell’applicazione di tecniche di risparmio di sangue – racconta il dottor Del Giglio –. Dopo un’attenta valutazione del rischio, ed esclusa la possibilità di poter intervenire per via percutanea, abbiamo messo a punto una procedura “open” che con buone probabilità ci avrebbe permesso di portare a termine l’operazione riducendo il sanguinamento intraoperatorio e la conseguente necessità di trasfusione. L’intervento è stato particolarmente complesso: abbiamo in primis rimosso la vecchia protesi danneggiata, abbiamo poi ricostruito con patch di pericardio l’arteria polmonare e la via di efflusso del ventricolo destro, ed infine abbiamo impiantato una protesi valvolare biologica di calibro adeguato al paziente. In un paziente giovane la protesi biologica ha una durata molto lunga e quando degenererà tra circa una ventina d’anni sarà più semplice un impianto sostitutivo per via percutanea. Una protesi meccanica ha invece un rischio di coagulazione molto alto, pertanto richiede l’assunzione di farmaci anticoagulanti, situazione al limite per un paziente che rifiuta le trasfusioni".
Dopo sette giorni, Alessandro è stato dimesso e dalla clinica spiegano che le sue condizioni cardiache sono buone e può tornare alla vita di sempre.
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