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IL CASO
12 Giugno 2024 - 19:24
Il Caat
«No grazie, lavorare di notte non me la sento». Questa è la risposta che molte volte ai grossisti ortofrutticoli viene data quando cercano nuove risorse. Lo dichiara proprio il loro presidente Stefano Cavaglià - Associazione piemontese grossisti ortofrutticoli, nell’audizione conclusiva nel pomeriggio in Sala Orologio. L’ultima di un percorso che Comune e Centro agroalimentare di Torino - Caat - hanno iniziato più di sei mesi fa, alla ricerca di una “cura” contro il forte trend negativo del settore negli ultimi tempi.
Da un recente studio di Agriter emerge infatti che gli orari notturni siano in molti casi la principale causa del mancato ricambio generazionale nel settore. «La maggior parte dei grossisti non vuole questo mestiere per i propri figli», aggiunge Cavaglià. Gli orari di apertura dei mercati, poi, costituiscono una delle principali difficoltà da parte dei coltivatori nell’approccio diretto con le aziende all’ingrosso. Su questo il Rapporto Ismea 2024 parla chiaro: i produttori fanno riferimento a intermediari, così i costi finali per i cittadini aumentano. Di qui l’ipotesi di accogliere il modello spagnolo: «con una riprogrammazione degli orari di apertura, da notturni a diurni, e un numero di mercati agroalimentari minore ma più gestibile dal punto di vista logistico», aggiunge il presidente di Fedagromercati Valentino Di Pisa. «Un simile cambiamento sarà sicuramente divisivo, lo riconosciamo - afferma il direttore Caat Gianluca Meglio - ma siamo fiduciosi perché i fallimenti passati sono stati dovuti proprio all'assenza di un simile dialogo con l’ente pubblico».
Prossimo passo, così, sarà un Tavolo di approfondimento, studio e concertazione. «Dal canto nostro stiamo già avviando delle sperimentazioni su un paio di piccoli mercati della Città, come quello di Villaretto e piazza Campanello, a cui farà probabilmente seguito anche corso Taranto», aggiunge l’assessore al Commercio Paolo Chiavarino.
«Cosa dovrà diventare il nostro Caat in futuro? Un “food hub” con servizi anche di logistica territoriale per essere più competitiva e assicurare la sua durata nel tempo. Per farlo, chiediamo entro la fine dell’anno la sperimentazione di nuove fasce orarie», chiosa Cavaglià.
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