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Il Farò, il tradizionale rito di Torino. Ecco che cos'è e la sua storia

Preghiere, balli e riti magici: ecco cosa si nasconde dietro la festa più amata dai torinesi

farò torino

E' il giorno del Farò, il tradizionale rito di Torino. Ecco che cos'è e la sua storia

L'appuntamento è per questa sera alle 22, ora in cui in piazza Castello si accenderà il tradizionale Farò di San Giovanni. Una delle tradizioni più amate dai torinesi che, c'è da scommettere, non mancheranno all'appuntamento in piazza neanche nonostante la pioggia che sta cadendo sulla città. 

Ma che cos'è il Farò? Da dove nasce la tradizione che si ripeterà anche quest'anno a Torino? Una data precisa non esiste ma da documenti storici si può far risalire al Medioevo la tradizione di indire due giorni di festeggiamenti in occasione della festa del patrono della città, quel San Giovanni Battista che a Torino era già venerato almeno dal 602,quando Aginulfo, duca della città, fece erigere una chiesa in suo onore. 

Due giorni in cui gli appuntamenti religiosi si mischiavano a canti, danze e banchetti. I tre appuntamenti clou della festa erano la balloria (danze e canti), la corsa dei buoi che si svolgeva lungo le strade del Borgo Dora e, appunto, il Farò, cioè il falò serale. La catasta di legna da ardere veniva sistemata in piazza Castello, originariamente all’altezza di via Dora Grossa (quella che oggi conosciamo come via Garibaldi) e in seguito a quella di via Palazzo di Città. L'onore di dare fuoco alla catasta era affidato al figlio più giovane del principe regnante e intorno al fuoco gli abitanti si lasciavano andare a sfrenate danze alternate a preghiere in onore di San Giovanni. A guidare i balli era Re Tamburlando, una figura che oggi può essere paragonata a quella di Gianduja.

Un rito che cade nella notte del solstizio d'estate, durante la quale i torinesi mischiavano il sacro al profano, alternando preghiere a riti e credenze magiche, come bruciare vecchie erbe nel falò e raccoglierne di nuove per leggere il futuro. C'era poi chi comprava aglio per chiedere un anno fortunato e chi raccoglieva un ramo di felce a mezzanotte come augurio di guadagni. 

Di queste credenze oggi resta la tradizione della caduta del toro posto in cima al Farò. Come noto, infatti, la direzione in cui cade la pira indica se la città avrà un anno fortunato o meno: se il toro cade verso Porta Nuova, l’anno sarà propizio mentre se cade nella direzione opposta sarà un anno funesto. Quindi, anche questa sera, non resta che incrociare le dita e sperare di veder cadere il toro verso Porta Nuova!

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