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La nomina del Csm
11 Luglio 2024 - 06:40
A tredici mesi dall'addio di Anna Maria Loreto, la Procura di Torino accoglie un nuovo procuratore capo: Giovanni Bombardieri, rinomato esperto nella lotta alla criminalità organizzata e in particolare nelle indagini sulle cosche della 'ndrangheta. Ieri, il Plenum del Consiglio Superiore della Magistratura ha ratificato all'unanimità (con un solo astenuto) la nomina di Bombardieri come nuovo procuratore di Torino.
Giovanni Bombardieri, sessantun anni, originario di Riace, ha guidato negli ultimi otto anni l'ufficio inquirente di Reggio Calabria, dove ha mantenuto la delega alle indagini di mafia (Dda), settore in cui Reggio Calabria, insieme a Catanzaro, rappresenta un epicentro cruciale nella lotta alla 'ndrangheta. La sua designazione si affianca a quella di Lucia Musti, recentemente eletta all'unanimità alla procura generale, succedendo a Francesco Saluzzo. Musti, che ha diretto per 19 mesi la procura generale di Bologna, ha rappresentato l'accusa nei principali processi di mafia in Emilia Romagna. Entrambi i magistrati dovrebbero assumere formalmente la loro carica a partire dai primi giorni di settembre.
Entrato in magistratura nel 1989, Bombardieri ha ricoperto il ruolo di giudice al Tribunale di Locri dal 1990 al 1995. Successivamente, è stato sostituto procuratore della Dda di Roma fino al 2012, anno in cui il Csm lo ha nominato procuratore aggiunto di Catanzaro. Ha mantenuto tale incarico fino al 2018, quando il Consiglio Superiore della Magistratura gli ha affidato la guida della Procura di Reggio Calabria.
La scelta di Bombardieri, dopo quella di Musti, evidenza in maniera netta la strategia giudiziaria per Torino, che è ormai considerata una "sede" di 'ndrangheta come hanno mostrato le indagini del recente passato. In particolare di una 'ndrangheta di livello diverso - superiore - rispetto a quella calabrese, dove il metodo mafioso si applica soprattutto negli ambiti del business.
In questi giorni, proprio a Torino è stato trasferito un processo che riguarda la locale di Ivrea in cui si trova nella curiosa situazione di imputato (per truffa) e vittima Piero S., 64 anni. Detenuto a Verona, sarebbe l'uomo cui Chico Forti, ll'ex surfista condannato per omicidio negli Stati Uniti e poi rientrato in Italia, avrebbe chiesto "aiuto con i tuoi amici" per "zittire" i giornalisti Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli. Cosa che Forti smentisce categoricamente - il dialogo è stato riportato da un terzo detenuto, sulla cui affidabilità ci sono vari dubbi - ma per il momento la Procura di Verona indaga e ha mandato segnalazione alla Dda piemontese e al Tribunale di Sorveglianza di Torino.
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