Cerca

Torino

Il caso del "bacio rubato": 50enne accusato di abusi su una ragazzina

Una vicenda delicata che ha portato all'assoluzione dell'imputato: per il giudice non c'è stata violenza

In Tribunale

Tribunale di Torino

Il caso del "bacio rubato" arriva a una conclusione: per il giudice non c'è stata violenza.

Un processo insolito e delicatissimo. Sul banco degli imputati un uomo di 50 anni, padre di famiglia e incensurato. A denunciarlo una giovane ragazza di 15 anni, che ha accusato il 50enne, suo vicino di casa, di averle "rubato un bacio" nelle scale del condominio, e di atti sessuali non consenzienti nel settembre 2020. Un'accusa gravissima che però, non essendoci testimoni o anche solo telecamere di sorveglianza che abbiano registrato un qualche tipo di interazione tra i due, si è ridotta alla parola di lei contro quella di lui. 

Ad aumentare la complessità del caso, la fragile situazione psicologica della giovane. Disturbi di personalità importanti, ricoveri, difficoltà psichiatriche, tanto da "sentire voci" o non riconoscersi allo specchio alle volte. Seppur valutata in grado di testimoniare, i suoi problemi di distorsione della realtà hanno gettato un grande velo di incertezza sulla credibilità delle accuse mosse.

E così, ieri, il dubbio ha prevalso. Il giudice ha deciso: l'uomo non è colpevole.
Difeso dall'avvocato Yuri Marchis, il 50enne, che ha dovuto fronteggiare un'accusa che gli avrebbe sicuramente potuto rovinare la vita, è scoppiato in lacrime. 
La giovane, assistita dall'avvocato Francesca Smeraldi, inizialmente non aveva denunciato ma confidato la vicenda alla madre, che non ha intrapreso nessun provvedimento. Quando ricoverata, ha poi ripetuto il racconto ai medici e alla sorella. Così è partita la denuncia. 
Secondo quanto da lei raccontato, l'uomo, con un'azione tanto rapida da prevenire ogni manifestazione di dissenso, l'avrebbe bloccata al muro tenedola dai fianchi, baciandola sulla bocca e costringendola a subire atti sessuali. Successivamente le avrebbe chiesto di andare a casa sua. È allora che lei avrebbe tentato di allontanarsi ma, inseguita, l'uomo sarebbe tornato all'attacco tentando nuovamente di baciarla. 

La richiesta della pm Valeria Sottosanti era di una condanna a tre anni e mezzo di carcere. Solamente le motivazioni della sentenza, dopo l'estate, potranno spiegare come il tribunale abbia affrontato il caso, così particolare e delicato, e come si sia giunti al verdetto: avrà prevalso la mancanza di prove sull'attendibilità dei fatti?

Intanto in aula sono stati chiamati medici, psicologi, neuropsichiatri, e assistenti sociali che hanno ricostruito il fragile quadro. Una decina di testimoni all'accusa. Mentre un solo testimone a favore dell'imputato, la sua ex moglie: lo ha difeso e descritto come un buon padre, mai un problema o una macchia nella sua vita. 

Interrogato in aula il 50enne ribadiva: «Non ho fatto e non farei mai una cosa del genere».

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.