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Il Borghese
21 Agosto 2024 - 07:10
C’è una casa automobilistica che produce vetture elettriche di gran pregio, simili a delle Tesla ma più charmant, diciamo. Ognuna costa 100mila dollari, ma per realizzarla la Casa perde 338mila dollari. Esattamente: per ognuna. Queste sono le cifre che venivano fuori dal bilancio della Lucid Motors qualche mese fa e la situazione, nonostante le vendite aumentate, non è migliorata. Eppure è l’unica casa automobilistica al mondo in perdita che non rischia di fallire. Perché a salvarla c’è Pif, il fondo d’investimento dell’Arabia Saudita, che solo ad agosto ha buttato dentro un bel miliardo e mezzo di dollari. Facile così, no?
Perché alla fine, forse, vendere auto non è così importante: ciò che conta è il risultato dell’esercizio finanziario. E questo ce lo dimostra Stellantis, dove la strategia di Carlos Tavares, dopo una semestrale disastrosa, è quella di massimizzare i profitti, magari usando la sua arma migliore: i tagli. Alle spese, ai dipendenti (circa 2.500 stanno per andare a casa negli Stati Uniti, qui in Italia invece domina la cassa e le uniche assunzioni, al momento, arrivano con 450 persone a Sochaux, in Francia, ma sono “a tempo”), ai modelli non redditizi. E a Mirafiori temono di scoprire fin troppo presto il nuovo piano. Colpa dell’elettrico che non vende?
Può essere. In compenso, lontano da qui, nella Motor Valley italiana, sull’elettrico si sta giocando la sfida fra Ferrari (che ha annunciato la prima full elettric) e Lamborghini, che farà debuttare la Lanzador «entro il decennio». Una sfida del lusso, mentre Maserati agonizza nelle sacche dei piani di Stellantis. Tanto che anche Pagani ha in animo una full electric (ma il suo capitale sociale è per il 30% in mano agli arabi, ergo i fondi non mancano). Se volevano farci capire che l’auto elettrica è roba da ricchi, beh ci eravamo già arrivati... Sarà per questo l'Europa, dopo aver varato draconiani dazi contro le cinesi low cost, adesso se li è rimangiati riducendoli ampiamente?
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