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I COMMENTI
06 Settembre 2024 - 20:25
Alessandro Giuli e Vittorio Sgarbi
«Alessandro Giuli? È sempre stato molto vicino a Meloni ed è una figura coerente con il suo predecessore». Ad aprire il dibattito sul toto nomi per il posto di ministro per la Cultura è - come spesso accade - Vittorio Sgarbi. Quando ancora Gennaro Sangiuliano non si era dimesso, nel mondo dell’arte e della cultura la discussione su chi avrebbe potuto prendere il suo posto era l’argomento all’ordine del giorno.
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«Giuli è competente e studioso, ma al tempo stesso umile nell’ascoltare e chiedere dove non sa» commenta la storica dell’arte Elena Gigli, esperta di Giacomo Balla. «Lo conosco come un amante dell’arte e della storia e ha cercato sempre di informarsi e di chiedere prima di prendere qualsiasi decisione» prosegue mostrando la tela “Espansione fiore”, olio su tela, acquistata da Giuli per il Maxxi.
Non altrettanto morbido il giudizio del professor Franco Tagliapietra, storico dell’arte ed esperto di Futurismo. «Personalità sopravvalutata» attacca diretto. «Al Maxxi non ha inciso perché di arte contemporanea sa poco - rimarca l’esperto, sfogliando il curriculum del nuovo ministro -. Da un punto di vista complessivo è stato sovraesposto in quanto ex giornalista molto equilibrato e pacato. Tuttavia, come Ministro della Cultura, equilibrio e pacatezza sono accessori. Bisognerebbe avere un curriculum adeguato per ricoprire tale carica».
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Giudica Giuli «un personaggio all’altezza del compito» Maurizio Scudiero, architetto e storico dell’arte, anche lui specializzato in Futurismo. «Anche io sarei un buon ministro» prosegue, tra il serio e il faceto. «In ogni caso Giuli non è un addetto ai lavori. Tuttavia, si è fatto un po’ di ossa alla Fondazione Maxxi e culturalmente ha fatto cose ottime. Speriamo che riprenda in mano la mostra sul Futurismo e ascolti tutti i soggetti interessati alla cosa». Come Comitato Scientifico, prosegue Scudiero, «ci aspettiamo di essere convocati, sia che voglia portare avanti il progetto, sia che intenda tornare indietro». In ogni caso, «il Ministero è una azienda e quindi serve una persona che abbia dimestichezza anche in campo imprenditoriale. Ormai diamo per assodato che la cultura faccia parte del Pil a tutti gli effetti e come tale va trattata». Anche per questo, il profilo della torinese Sandretto era parso inizialmente all’altezza della sfida da affrontare. In ogni caso, non sono permessi ulteriori errori su questo fronte strategico per la desta italiana.
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