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Energia & Business

Perché si parla tanto di nucleare? Ecco quanto vale (e perché c'entra la guerra in Ucraina)

La corsa ai reattori di nuova generazione, gli incidenti del passato e il rapporto del World Nuclear Industry

Perché si parla tanto di nucleare? Ecco quanto vale (e perché c'entra la guerra in Ucraina)

Energia pulita dalla rendita miliardaria o clamoroso bluff? Sono interrogativi che occorre porsi nel momento in cui il dibattito sull'energia nucleare è tornato di stretta attualità anche in Italia. Non da oggi il ministro per l'Ambiente Gilberto Pichetto, per esempio, insiste sulla necessità che l'Italia si inserisca nella corsa a questa fonte energetica. Cronaca recente, invece, l'appello di Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, per un ritorno deciso dell'Italia al nucleare. Ma quanto vale veramente? E il resto del mondo, che cosa fa?

IL REFERENDUM E LA GUERRA IN UCRAINA

Partiamo da un punto fermo: l'Italia ha abbandonato il nucleare a seguito del referendum del 1987 e sull'onda emotiva (e non solo) del terribile incidente di Chernobyl. Ora, però, la necessità di fonti energetiche alternative spingerebbe a tornare sui propri passi. Perché "l'energia nucleare è tornata in auge con lo scoppio della guerra in Ucraina" annota l'agenzia di stampa Gea. Facendo anche notare come "l'ambizione dell'industria di triplicare questa energia entro il 2050 rimane per il momento una promessa”. Vediamo per punti.

UN BUSINESS DA 50 MILIARDI

Cominciamo dall'Italia. Secondo gli studi di settore, l'impatto del nucleare sull'economia italiana sarebbe di 50 miliardi di euro (il 2,5% del Pil) se si arrivasse all'installazione di una ventina di mini-reattori Smr e Amr, in grado di generare il 10% del fabbisogno energetico del paese entro il 2050. Nel periodo fra il 2035 e il 2050 si avrebbero 117mila nuovi occupati fra occupazione diretta e l'indotto.

A oggi, il settore nucleare - in particolare per l'esportazione di componenti per reattori e per le ricerche, come quelle della torinese Newcleo - conta una settantina di aziende, con un giro d'affari di 457 milioni di euro.

LA SITUAZIONE NEL MONDO

Nonostante queste premesse, però, c'è lo scetticismo degli analisti esperti in materia. Come detto prima, triplicare l'impiego di energia prodotta da centrali nucleare appare un obiettivo distante, come rivela il rapporto annuale "World Nuclear Industry Report" (WNISR), redatto da esperti della materia. Nel quale si legge che “a parte un costante aumento della capacità installata in Asia, in particolare in Cina, la promessa dell'energia nucleare non si è mai concretizzata”.

Se per l'Europa - o parte di essa, a essere precisi - Chernobyl è stato l'evento spartiacque, nel resto del mondo l'evento simbolo  è il disastro di Fukushima nel 2011. Eppure nonostante questo, il nucleare - come accennato prima - sta vivendo una rinascita di interesse, spinta dall'imperativo climatico e dalla necessità di una maggiore sicurezza energetica. Secondo l'Agenzia per l'energia nucleare (NEA) dell'Ocse, la capacità nucleare globale dovrebbe essere triplicata, combinando i reattori esistenti, le unità di nuova generazione e i mini-reattori modulari (SMR), per raggiungere gli obiettivi di neutralità rispetto al carbonio. Questo significherebbe aggiungere una media di circa 25 gigawatt di capacità ogni anno, per aumentare la capacità nucleare installata nel mondo da 394 GW nel 2020 a 1.160 GW nel 2050.



Tuttavia, nel 2023, in tutto il mondo sono stati messi in funzione solo cinque nuovi reattori per una capacità di 5 GW, mentre sono state chiuse cinque unità (6 GW), il che rappresenta una diminuzione netta di 1 GW, secondo il rapporto degli esperti, pubblicato in un momento in cui il NEA sta riunendo circa 15 Paesi a Parigi per discutere le leve di azione per rendere la rinascita dell'atomo una realtà.

SERVONO MILLE REATTORI ALL'ANNO

“Solo per mantenere la capacità attuale, dovremmo già mettere in funzione 10 reattori all'anno”, cioè raddoppiare il tasso del 2023, il che è "industrialmente improbabile" spiega Mycle Schneider, coordinatore del rapporto. “Triplicare la capacità entro il 2050 significherebbe costruire tra gli 800 e i 1.000 reattori aggiuntivi nel periodo, il che è impossibile”, aggiunge.



A metà del 2024, 59 reattori erano in costruzione in 13 Paesi, alcuni dei quali da molti anni, ma questi progetti sono quasi esclusivamente di competenza della Cina per il suo mercato interno (27 reattori) e della Russia, leader del mercato internazionale con 26 progetti, 20 dei quali in altri sette PaesiLa quota del nucleare nella produzione di elettricità è rimasta praticamente stabile al 9,15% nel 2023, il suo “valore più basso da quattro decenni”.

L'ENERGIA CHE SERVE ALL'ITALIA

In questo scenario - in cui si evince chiaramente che inserirsi nella rinnovata corsa al nucleare implica sfidare o interagire con Cina e Russia, quest'ultima anche con i problemi derivanti dalla guerra in Ucraina - bisogna analizzare il fabbisogno energetico dell'Italia. Secondo i dati di Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, nel mese di agosto il fabbisogno di energia elettrica in Italia è stato pari a 27,5 miliardi di kWh, in crescita dell’8,1% rispetto ad agosto 2023. Si tratta del dato più alto di sempre in termini di consumi per il mese di agosto: le temperature eccezionalmente alte hanno causato un utilizzo sempre più massiccio degli impianti di climatizzazione. Al momento, annota Terna, il fabbisogno è soddisfatto per l'88% dalla produzione interna, ma in gran parte derivante da impiego di energie fossili (anche se la produzione da carbone è scesa dell'83% in un anno e rappresenta una buona notizia).

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