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IL CASO
11 Novembre 2024 - 18:30
Foto Depositphotos
Lividi, morsi, tagli, persino alopecia a chiazze. Sono tutte possibili tracce di un abuso. Alert che medici, e soprattutto pediatri, dovrebbero essere in grado di individuare per riconoscere in modo precoce una violenza. Perché nel caso dei minori è particolarmente difficile, avendo molto spesso la famiglia contro. «Si tratta di un fenomeno estremamente sommerso. I numeri reali sono almeno 10 volte inferiori rispetto a quelli effettivi. Inoltre né i medici né i soggetti che subiscono violenza sono spesso abbastanza formati da poter denunciare quello che succede», ha spiegato la pediatra Elena Coppa ieri mattina, nel convegno che presentava “Facing Abuse 3.0” presso l’hotel Majestic di corso Vittorio Emanuele. Un progetto arrivato al terzo anno e che ha coinvolto ben 33 città italiane nel tentativo di favorire la diffusione delle conoscenze sui temi dell’abuso sessuale e del maltrattamento fisico durante l’età infantile e adolescenziale.
Sono circa trenta i corsi finanziati dal progetto, grazie al contributo di Menarini group, destinati a medici e pediatri in modo gratuito. Il loro scopo è creare le competenze - anche giuridiche - necessarie a scovare le stigmate dell’abuso e segnalare prontamente il sospetto di violenza. «È importantissimo, ad esempio, sapere distinguere le ecchimosi accidentali da quelle non accidentali», spiega Coppa. «Diffusissimo il “non me ne sono accorto” da parte dei colleghi». Un altro problema fondamentale che il progetto si impegna ad affrontare è quello del cosiddetto “under reporting”, molto spesso per mancanza di conoscenze: «al pronto soccorso il medico molte volte pensa che sarà l’ospedale a riportare la segnalazione, ma dev’essere lui in prima persona a farlo», continua Coppa.
«Tutti i soggetti che si rapportano ai minori devono essere a conoscenza degli strumenti fondamentali per intervenire in questi casi», ha sottolineato il garante per l’infanzia e l’adolescenza in regione Piemonte Ylenia Serra. Ma gli stessi minori devono avere tutti gli strumenti per potere riconoscere una violenza: «il numero di bambini vittime di abuso che riescono a riportarlo infatti raddoppia se formato», ribadisce il referente nazionale per Maltrattamento e Abuso Pietro Ferrara. «Noi pediatri dobbiamo essere più pronti a decodificare le dinamiche della violenza, spesso nascoste. Nessuno ce l’ha insegnato, per questo è fondamentale formarsi ora», chiosa.
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