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Torino Film Festival

TFF, parla Sharon Stone: "Amo Torino, tornerò". E quel fidanzato in Italia...

L'attrice ha ricevuto il premio Stella della Mole al Museo del Cinema

TFF, parla Sharon Stone: "Amo Torino, tornerò". E quel fidanzato in Italia...

Sharon Stone, una delle persone con il quoziente di intelligenza più alto al mondo, si sta godendo pienamente la sua visita torinese, dopo aver ricevuto al teatro Regio venerdì scorso il premio alla carriera Stella della Mole, e prima di presentare in sala di fronte al pubblico il film da lei interpretato e prodotto, “Pronti a morire”, nel 1995. 

«Mi piace tantissimo Torino, ieri ho girato per gallerie d'arte e voglio tornare nei prossimi mesi per esporre i miei quadri, tra pochi giorni inizio una mostra a Roma. Quando ero ragazzina, avevo 19 anni, sono venuta a Milano per fare la modella, ho iniziato la carriera qui e avevo un fidanzato italiano, per questo parlo un po' italiano... e poi chi non ama il cibo italiano? piaciuto tantissimo stare qui, tornata sempre qui, figli piccoli in gelateria, pizza...» . 

Di “Pronti a morire” ha molti ricordi. 

«Certo, il primo è sicuramente Dante Spinotti, grandissimo direttore della fotografia italiano. Mi sono sentita benedetta perché ho potuto produrre questo film e scegliere il cast e il regista: Sam Raimi fino ad allora aveva fatto solo b-movie, poi è diventato un regista molto importante e anche se ha smesso di parlarmi e non ha mai riconosciuto il mio ruolo nella sua carriera, sono contenta di averlo aiutato. E poi ho portato Russel Crowe negli Stati Uniti, ho dato uno dei primi ruoli da protagonista a Leonardo DiCaprio: sono felice di quanto fatto». 

Perché non ha mai fatto la regista? 

«Dopo aver prodotto “Pronti a morire” avrei voluto, ho fatto anche dei colloqui con gli Studios ma sentivo una grande resistenza nell'accettare una donna in quel ruolo. Quella resistenza era così forte che non sono potuta diventare regista, è stata una sfortuna per me ma avevo capito che la mia intelligenza sarebbe stata sprecata nel cercare di convincere i produttori, che erano meno intelligenti di me». 

L'arte può salvare il mondo? 

«In questo momento in cui ci sono tante idee così diverse nel mondo, ci sono tanti conflitti, credo che l'onestà e la comunicazione devono essere l'elemento principale, l'arte è importante per questo. Se ci pensiamo, un tempo il mondo era governato dai re, ora non più: tutto può cambiare, non dimentichiamolo». 

Qualche anno fa ha rischiato la vita per una malattia: sente di essere cambiata dopo quel momento? 

«Non sono cambiata molto per quello che riguarda la mai personalità, ma quando ho scoperto di avere pochissime possibilità di sopravvivere ma sono sopravvissuta ho deciso di vivere maggiormente con onestà e senza paura la mia vita». 

Poche settimane fa è stato qui a Torino Martin Scorsese: cosa ricorda del suo lavoro con lui? 

«Martin ha un senso della famiglia unico, io e lui abbiamo ancora un bel rapporto, lavoriamo ancora insieme, noi abbiamo questa cultura della famiglia quasi genetica, crediamo gli uni negli altri».

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