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LO STUDIO

La pausa che ti salva: il trucco scientifico per non impazzire al lavoro

Prendere un caffè, scrollare i social o chiacchierare con i colleghi potrebbero sembrare attività rilassanti, ma in realtà sono nemici giurati della produttività

La pausa che ti salva: il trucco scientifico per non impazzire al lavoro

Meno lavoriamo, più siamo esausti. E più ci sentiamo esausti, meno produciamo. Un paradosso che pervade le scrivanie di milioni di lavoratori, con il cervello che va in corto circuito mentre le ore passano e la frustrazione aumenta. Ma attenzione: c'è una soluzione che non prevede settimane di ferie o una promozione miracolosa. Si chiama pausa, e se fatta nel modo giusto, potrebbe essere la chiave per salvare la nostra produttività (e la nostra sanità mentale).

Gli esperti sono unanimi: non sono necessarie lunghe pause per recuperare energia. Anzi, la ricetta è ben diversa. La neuroscienziata Emilie Steinbach, ad esempio, suggerisce di fare brevi micro pause ogni 45 minuti. Che sia una pausa di 1, 5 o 10 minuti, l’importante è che siano regolari. Così il cervello rimane in pista senza rischiare di andare in burnout. Ma attenzione, non è tutto oro ciò che luccica, e nemmeno tutte le pause sono uguali. La chiave del successo risiede nella qualità, non nella quantità.

Prendiamo il metodo "pomodoro" – non un sugo da preparare in pausa pranzo, ma una tecnica di gestione del tempo che prevede quattro sessioni di 25 minuti di lavoro intervallati da pause da 5 minuti. Alla fine di queste sessioni, arriva una pausa più lunga, di circa 15-20 minuti. La filosofia? Stabilire il proprio ritmo e capire quando la mente inizia a rallentare, così da evitare il rischio di finire in modalità zombie da lavoro.

Attenzione, però: non tutte le pause sono uguali.

Prendere un caffè, scrollare i social o chiacchierare con i colleghi potrebbero sembrare attività rilassanti, ma in realtà sono nemici giurati della produttività. Gli studi di Harvard ci avvertono che lo “scrolling” incontrollato sui social, per esempio, non solo non aiuta a ricaricare le batterie, ma aumenta lo stress e riduce la creatività. Chiacchierare con i colleghi, poi, potrebbe sembrare un modo per “staccare”, ma in realtà ci tiene intrappolati nel vortice mentale del lavoro, con il cervello che non smette mai di martellare. La soluzione? La fika svedese, quella pausa sacra durante la quale non è permesso parlare di lavoro né usare il telefono. Un vero e proprio reset mentale che riporta equilibrio e concentrazione.

Cosa fare allora durante una pausa per ricaricare davvero le batterie?

  1. Muoversi. La sedentarietà è uno dei grandi nemici del nostro cervello e corpo. Anche solo camminare per qualche minuto può fare miracoli. Secondo lo studio del King's College di Londra, una passeggiata di 15 minuti può migliorare del 22,5% il nostro stato mentale. L’esercizio fisico aiuta a ridurre lo stress, migliorare la produttività e contrastare la sedentarietà. E se proprio non avete tempo, anche 1-2 minuti di movimento possono fare la differenza.

  2. Uscire all’aperto. Una boccata d’aria fresca, soprattutto se ci si trova vicino a uno spazio verde, è uno dei modi migliori per ricaricarsi. La luce naturale regola il nostro ritmo circadiano, aiutandoci a stare svegli e concentrati, evitando il fatidico calo di energia che arriva intorno alle 15.00. È il trucco per non diventare zombie da ufficio, ma anche per preservare la lucidità mentale e l’umore.

  3. Chiamare un amico. Cosa c'è di meglio di una chiacchierata con un amico che ci faccia sorridere? Ecco, proprio questo: il semplice suono della voce di una persona cara può ridurre il nostro stress e migliorarci l’umore. Non è solo una questione di conversazione, ma di connessione emotiva che aiuta a mantenere la nostra mente in forma.

  4. Stare con un animale. Avete un cane? Meglio! I benefici di un rapido contatto con il nostro animale domestico sono scientificamente provati: abbassamento dei livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) e un aumento generale del benessere psicologico. E non è un caso che durante le Olimpiadi di Parigi 2024, le ginnaste americane abbiano avuto un “cane terapeutico” al loro fianco per aiutarle a gestire lo stress.

  5. Rimanere idratati. L'acqua è vita, e non solo per il corpo. Il cervello ha bisogno di idratazione per funzionare al meglio. Tisane, tè o semplicemente un bicchiere d'acqua sono sempre una buona scelta. E non dimenticate: zuccheri e caffeina dopo le 14.00 sono il nemico della qualità del sonno e della concentrazione del giorno dopo.

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