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IL CASO

Mafia, a Torino 100 aziende hanno subito l'interdittiva. «Il Piemonte è come il Sud»

La Cgil Piemonte lancia un allarme sulla crescente presenza della mafia e della ’Ndrangheta nella regione, convocando una giornata di mobilitazione civile l'11 dicembre

Mole Antonelliana

Nome dell'opera: Mole Antonelliana di sera, di Abbrey82, CC BY-SA 4.0, attraverso Wikimedia Commons

«Il Piemonte è come il Sud, ci sono le mafie, c’è la ’Ndrangheta. Qui abbiamo lo stesso numero di inchieste che ci sono in Calabria. Ci aspettiamo più attenzione. La società civile si deve mobilitare. Serve una vera reazione sociale». Così il segretario generale della Cgil Piemonte, Giorgio Airaudo, e il numero uno della Cgil torinese, Federico Bellono, che hanno presentato ieri mattina la giornata di mobilitazione dell’11 dicembre a Carmagnola, cittadina della provincia di Torino coinvolta in alcune inchieste sulla criminalità organizzata. Ci sarà l’assemblea delle delegate e dei delegati con il leader della Cgil, Maurizio Landini, il presidente di Libera don Ciotti, Lucia Musti, procuratore generale del Piemonte e il segretario generale della Fillea Cgil, Antonio Di Franco. In tutto sono attese almeno 500 persone.


«In Piemonte ci sono 150 aziende, di cui 100 a Torino, hanno ricevuto l’interdittiva antimafia» ha detto ancora Airaudo. «Siamo contro le mafie al Sud e al Nord, bisogna alzare la guardia. I lavoratori che lavorano per imprese mafiose sono meno liberi, sono soggetti a trattamenti economici diversi da quelli previsti dai contratti, i contenziosi non sono risolti in modo efficace per loro» conclude il segretario.


«Abbiamo deciso di scendere in campo - aggiunge il segretario Bellono durante la conferenza stampa - perché spesso nelle aziende coinvolte non c’è il sindacato. Ci sono anche sindacalisti che sono stati arrestati. Noi abbiamo già fatto iniziative, c’è stato un incontro in Prefettura. Non c’è sufficiente attenzione, bisogna mettere in comune le forze. Le normative sugli appalti facilitano infiltrazioni mafiose e per questo stiamo chiedendo che si definiscano protocolli negli appalti pubblici in edilizia. In Piemonte ci stiamo riuscendo in alcuni Comuni, ma abbiamo difficoltà in altri come quello di Torino».

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