l'editoriale
Cerca
Il commento
08 Dicembre 2024 - 13:20
L'ultima frontiera del revisionismo? Il fuoco sacro di Vesta diventa "fascista" . No, non è una battuta, e nemmeno una di quelle trovate satiriche che si leggono il 1° aprile. Siamo di fronte a un caso reale di "cancel culture dell'ignoranza" che farebbe arrossire anche il più ingenuo degli studenti di storia. Tutto nasce da un'iniziativa dell'assessore Maurizio Marrone della Regione Piemonte, volta a sostenere famiglie e bambini. Nome del progetto? "Vesta" , ispirato all'antica divinità romana protettrice del focolare domestico. Simbolo dell'iniziativa? L'immagine classica di Vesta, con il suo volto di matrona velata e i capelli fiammeggianti, in riferimento al fuoco sacro che le Vestali avevano il compito di custodire.
Apriti cielo! L'opposizione, con la consueta prontezza nel vedere fascismo ovunque (ma guai a notare altro), ha gridato al sacrilegio. "C'è la fiamma! È un simbolo fascista!", hanno tuonato in coro alcuni consiglieri regionali. Non importa se la fiamma è presente nell'iconografia di Vesta da più di duemila anni . Non importa se quel fuoco non ha nulla a che fare con Benito Mussolini. No, se c'è una fiamma, allora è fascismo. È un sillogismo degno di una barzelletta, ma il problema è che c'è chi ci crede davvero.
Ignoranza o malafede? Entrambi, purtroppo. La Vesta romana era la dea del focolare domestico, la protettrice della casa e della stabilità familiare. Il suo tempio, nel Foro Romano, custodiva un fuoco sacro, simbolo della continuità della vita e della prosperità della città. Le Vestali , sacerdotesse vergini, avevano il compito di mantenere sempre acceso quel fuoco, pena pesantissime punizioni. Non ci voleva un dottorato in archeologia per comprendere il senso profondo del simbolo. Ma in tempi di polemiche facili, è più comodo trasformare la storia in un campo di battaglia ideologico.
Se seguiamo questa logica, si dovrebbe chiedere di abbattere il tempio di Vesta nel Foro Romano , magari con tanto di video in diretta social per dimostrare quanto si è "dalla parte giusta della storia". Ma perché fermarsi lì? Anche la Colonna Traiana va cancellata , visto che vi sono raffigurati i fasci littori, simbolo dell'Imperium romano. E a Torino? Niente paura: basta prendere martello e scalpello e rimuovere il fascio dal monumento di Vittorio Emanuele II. E chissà cosa direbbero i parigini se qualcuno proponesse di rimuovere i fasci in Place de la Concorde . Forse gli risponderebbero con un'alzata di spalle e una risata.
Ma se vogliamo fare le cose per bene, non possiamo ignorare il Campidoglio a Washington . Sì, anche lì ci sono i fasci littori scolpiti. Per coerenza, l'antifascismo di facciata dovrebbe spedire una lettera al Congresso degli Stati Uniti, proponendo la rimozione di quel simbolo “inaccettabile”. Anzi, già che ci siamo, bruciamo pure i dipinti di Jacques-Louis David , il pittore rivoluzionario francese che adorava raffigurare i fasci come simbolo di unità del popolo. Davvero uno scandalo!
Il problema è sempre lo stesso: la propaganda ideologica non ha bisogno di verità storica. È molto più comodo gridare “al fascista!” piuttosto che aprire un libro di storia. Se il fascismo ha utilizzato simboli del passato, come il fascio littorio (che per inciso era etrusco, non romano), ciò non significa che quegli stessi simboli abbiano perso la loro origine storica. Con lo stesso criterio, si potrebbe affermare che l'aquila è nazista , visto che compare nel Terzo Reich. Peccato che l'aquila fosse un simbolo già usato nell' impero romano e in decine di altre civiltà. Se davvero i simboli potrebbero essere "espropriati" dal fascismo, non potremmo forse più guardare nemmeno le monete dell'antica Roma.
La polemica su Vesta non è solo surreale, è anche pericolosa. Ci ricorda quanto sia fragile la conoscenza della nostra cultura classica. Per secoli, la figura di Vesta è stata associata alla stabilità della famiglia e al fuoco domestico. Il suo culto non aveva nulla di "ideologico" nel senso moderno. Era un simbolo di coesione, di unità e di stabilità. Proprio per questo il richiamo a Vesta per un'iniziativa a favore delle famiglie è perfettamente coerente. Anzi, è quasi poetico: il calore del focolare come simbolo di protezione per i più piccoli.
Ma no, per qualcuno il fuoco di Vesta è fascista. E allora via con la propaganda. Non importa se si rischia di cancellare la nostra cultura classica. Non importa se si insinua l'idea che ogni simbolo debba essere "ripulito" in base a ciò che ha rappresentato nel Novecento. Non è antifascismo, è ignoranza militante . Come sempre, la “cancel culture” agisce così: ignora la storia e la riduce a una caricatura.
C'è un antifascismo serio e c'è un antifascismo da macchietta. Il serio, almeno negli enunciati, combatte le ideologie autoritarie e le discriminazioni. Quello da macchietta vede “fascismo” ovunque: in una fiamma, in una statua, in una moneta antica. Forse, prima di accusare Marrone di "fascismo subliminale", qualcuno dovrebbe farsi un giro nei musei archeologici o passeggiare per il Foro Romano. Ma questo richiede tempo, e si sa, la polemica in consiglio regionale si fa in un minuto e mezzo.
I simboli della Roma antica hanno attraversato i secoli, assumendo significati diversi a seconda delle epoche. Se proprio vogliamo cancellare tutto ciò che è stato usato dal fascismo, suggerisco di togliere anche i "saluti romani" dalle raffigurazioni degli antichi romani. Forse dovremmo persino censurare i mosaici di Pompei , perché c'è il rischio che qualche simbolo venga “reinterpretato” da qualche zelante custode dell'antifascismo di cartapesta. Mentre si grida alla fiamma fascista, il fuoco della ragione si spegne. La storia non si piega ai capricci del presente. Se il simbolo di Vesta disturba, forse il problema non è nella fiamma, ma nella mente di chi la guarda. Invece di accendere la polemica, sarebbe il caso diriaccendere il fuoco della conoscenza , quel fuoco che Vesta e le Vestali custodivano con solenne dedizione. Ma chiedere di studiare, evidentemente, è troppo per chi preferisce vivere di slogan.
E allora lasciamoli lì, i censori del fuoco sacro, a chiedere la cancellazione del Foro Romano e la demolizione della Colonna Traiana. Magari alla prossima polemica scopriremo che anche la ruota è fascista, visto che gira sempre a destra, ma anche a sinistra. Però attenzione: se Vesta torna, potrebbe spegnere con un soffio l'ultima candela della loro logica. E a quel punto, nel buio, sarà difficile distinguere chi dice di combattere il fascismo da chi combatte la cultura. La fiamma di Vesta arde ancora, e continuerà a farlo. Perché la cultura non si spegne con una polemica, anche quando questa viene alimentata da tutto il vento di Torino.
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Consiglio di amministrazione: Presidente Massimo Massano | Consigliere, Direttore emerito e resp. trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..