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LA CELEBRAZIONE

Cardinal Repole benedice i torinesi in Duomo: «Reimpariamo a condividere»

La funzione dopo la nomina dell’arcivescovo Repole a Roma

Cardinale Roberto Repole

Cardinale Roberto Repole, arcivescovo di Torino

In un Duomo illuminato dal sole e gremito come non si vedeva da tempo, l’Arcivescovo di Torino, creato Cardinale, Roberto Repole ha celebrato la messa della domenica. «È meraviglioso vedere una funzione così partecipata» commenta la signora Pina, seduta nella navata laterale della Cattedrale di San Giovanni Battista. «Rimane un prete e un uomo di Dio» aggiunge Benedetta Peyron. In prima fila, tra le istituzioni, la vice sindaca di Torino, Michela Favaro insieme alla sottosegretaria alla presidenza della Regione Piemonte Claudia Porchietto e al prefetto di Torino Donato Giovanni Cafagna

Seduti al primo banco anche i genitori e il fratello dell’arcivescovo, visibilmente emozionati. «Non ho parole» ripete la mamma, mentre gli occhi del marito sono velati di lacrime e orgoglio. «Cardinal Repole può portare avanti con le redini salde la chiesa di Torino» commenta suor Lorella, poco prima che la funzione cominci. «È molto vicino alla gente e pieno di Dio. Un vero pastore».

Anticipato dai vescovi delle diocesi del Piemonte, Repole ha attraversato la navata centrale della Cattedrale vestito con una tunica rosa, colore simbolo della liturgia della terza domenica di avvento, quando la penitenza sta per finire e il dolore lascia spazio all’entusiasmo. Un grande sorriso illumina il volto del Cardinale mentre si ferma tra la folla e saluta i membri della comunità. «Re impariamo a condividere» invita Repole dal pulpito. «Guardando a chi ci sta più vicino. Sì può condividere uno sguardo, una attenzione, un sorriso - prosegue -. Nessuno è così povero da non avere qualcosa da condividere» e la riflessione si sposta sui conflitti bellici in corso. «C’è un immenso bisogno nel mondo oggi di reimparare a condividere» rimarca Repole. «Ci sono focolai di guerra ovunque e popoli costretti a emigrare per sopravvivere» aggiunge e ricorda il caso della piccola Yasmin, la bambina di 11 anni proveniente dalla Sierra Leone, sopravvissuta all’ennesimo terribile naufragio nel Mediterraneo.  «È questa la nostrà umanità?” domanda rivolto ai fedeli.

«La nascita di Cristo rappresenta per noi uomini la possibilità di essere battezzati nell’acqua e nel fuoco. Rappresenta la possibilità di essere immersi nell’amore di Dio, senza fare nulla. Ma è necessario che noi ci convertiamo a lui» prosegue l'omelia. E poi ancora l’invito a «non vivere i rapporti con senso di superiorità che schiaccia l’altro. Cristo viene e può essere accolto solo nella misura in cui ci disponiamo ad accoglierlo, accogliendo i fratelli e le sorelle che incontriamo. Solo così possiamo vivere il Santo Natale di Cristo»  conclude. E lo scroscio di un lungo applauso riempie la Cattedrale. 

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