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Carne coltivata: scienza ed etica prima dei divieti

Un gruppo di ricercatrici ha pubblicato su One Earth dieci spunti per un processo decisionale ragionato sull’agricoltura cellulare con l’obiettivo di distinguere la ricerca scientifica dalle scelte politiche

Carne coltivata: scienza ed etica prima dei divieti

Foto d'archivio

l dibattito sulla carne coltivata divide il panorama politico globale. L’Italia, primo Paese a vietare produzione e vendita di prodotti derivati dall’agricoltura cellulare, è al centro di una riflessione avviata da un collettivo di ricerca interdisciplinare. Ricercatrici e ricercatori di atenei italiani, come il Politecnico di Torino, l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e l’Università di Torino, insieme a istituzioni come The Good Food Institute Europe, lanciano un appello per garantire una ricerca libera e fondata su prove scientifiche.

Pubblicata sulla rivista One Earth di Cell Press, la nota critica "Cultivated meat beyond bans: Ten remarks from the Italian case toward a reasoned decision-making process" propone dieci spunti per affrontare il tema in modo rigoroso e interdisciplinare. Tra gli autori principali figurano Alessandro Bertero, Michele Antonio Fino e Diana Massai, esperti rispettivamente di biotecnologie, diritto e bioingegneria.

L’articolo sottolinea l’importanza di un linguaggio corretto e trasparente: espressioni come "carne sintetica" rischiano di distorcere la percezione pubblica, compromettendo un dibattito informato. Allo stesso tempo, gli autori evidenziano la necessità di sostenere la ricerca pubblica per evitare concentrazioni di potere legate a brevetti privati e monopoli tecnologici.

In un contesto globale segnato da sfide alimentari e ambientali, l’agricoltura cellulare potrebbe offrire soluzioni innovative. Tuttavia, la fiducia dei consumatori nelle autorità scientifiche, come l’Efsa, è messa a rischio da decisioni politiche basate su informazioni incomplete.

“Negli ultimi anni, in diversi paesi è emersa una linea politica contraria alla carne coltivata non fondata sui risultati di una ricerca scientifica compiuta”, commentano Bertero, Fino e Massai. “La situazione creatasi in Italia, con la conseguente crisi di conoscenza acuita da decisioni politiche basate su informazioni come minimo incomplete, ha ispirato la nascita di un collettivo di ricerca fortemente interdisciplinare. La posizione che ne è scaturita è un appello argomentato a riportare il sapere scientifico e la ricerca al centro del dibattito su un tema cruciale com'è quello della agricoltura cellulare. In quanto settima economia mondiale, l'Italia ha la responsabilità di contribuire in modo attivo e consapevole al progresso della conoscenza, prima che venga svolta qualsiasi valutazione su tecnologie capaci di influire sul futuro alimentare globale”.

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