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si apre l'anno giudiziario
26 Gennaio 2025 - 06:00
Edoardo Barelli Innocenti, presidente della Corte d'appello di Torino
A metà discorso, la provocazione: «Politici, venite voi a fare il nostro lavoro». A pronunciare la frase è Edoardo Barelli Innocenti, presidente della Corte d’appello di Torino, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025 in Piemonte.

Un momento storico particolare per la giustizia italiana con la riforma voluta dal ministro Carlo Nordio che subisce critiche per la separazione delle carriere. «La magistratura non è un contro-potere, non siamo contro qualcuno - ha affermato Barelli Innocenti - ma siamo un potere a tutela dei diritti di tutti, la cui dignità deve essere sempre rispettata». Quindi, l’accusa contro chi aggredisce i magistrati dopo i loro provvedimenti. «Questa è barbarie!», ha tuonato Barelli Innocenti. «Anche i magistrati hanno diritto alla riservatezza e alla tutela della loro corrispondenza».
Barelli Innocenti non risparmia poi stoccate al mondo politico, accusato di troppe invasioni di campo nella giurisdizione. «Se i giudici non devono fare politica - così il presidente della Corte d’appello di Torino - i politici non devono fare i giudici anche se, talvolta, in un momento di sconforto, verrebbe voglia di dire: venite voi a fare il nostro lavoro e nelle condizioni in cui lasciate i nostri uffici».
E come esempio di politica in passato diventata giurisdizione, Barelli Innocenti pesca direttamente dal Vangelo citando Pilato: «Tanti anni fa un politico è stato chiamato a svolgere le funzioni di giudice e pur sapendo che l’accusato era innocente, cedendo alle richieste della folla e alla ragion di Stato, l’ha condannato a morte. Quel politico si chiamava Ponzio Pilato. Ora domandiamoci: vogliamo un giudice che si faccia influenzare dalla folla o dalle ragioni politiche? O un giudice con la schiena dritta che, con la forza del diritto, sappia tutelare i diritti degli esseri umani che chiedono giustizia, anche contro le istanze dei poteri molto forti politicamente ed economicamente?». Mentre la riforma voluta da Carlo Nordio, per il presidente della Corte d’appello di Torino «non diminuirà di un giorno i tempi della giustizia, per cui sarebbe meglio chiamarla riforma della magistratura e non della giustizia». Sul fronte cause basti pensare che nel penale la Corte d’appello di Torino ha ancora 15mila sentenze da eseguire (nel 2019 erano 13500). Mentre sul processo telematico «siamo in ritardo per problemi informatici».
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