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LA STORIA

"Mamma, dove sei?"

L’appello di Samantha alla madre sconosciuta

"Mamma, dove sei?"

SAMANTHA

Piove, Torino sembra immersa in un’ovatta bianca, nell’aria un odore di fresco. Davanti alla porta di Flashback Habitat in corso Lanza 75 incontro Samantha ha 52 anni ed è una donna energica, dolce, realizzata. È mamma di tre figli, ha un lavoro che le piace, una vita sociale piena. Ma da cinque anni ha un pensiero: ritrovare sua mamma, quella biologica, la donna che l’ha messa al mondo e poi l’ha lasciata in ospedale. Di quella donna Samantha non sa molto «Era minorenne quando mi ha avuta». Poi Samantha è stata portata a quello che era il brefotrofio di corso Lanza, all’epoca chiamato Istituto Provinciale per l’Infanzia ed è stata adottata a 3 mesi. Samantha è raggiante all’idea di tornare tra quelle mura ma allo stesso tempo emozionatissima.

«Non ho dormito questa notte» confida «Non ricordo nulla di qui, mio papà mi parlava spesso di una scalinata...» Lei, infatti, non è più tornata in corso Lanza e non sa che dentro è stata preparata una vera opera artistica dedicata proprio a loro, gli orfanelli dell’Istituto: foto, documenti, oggetti di quegli anni. Un progetto curato da Alessandro Bulgini, un artista torinese conosciuto da molti, che ha preso a cuore diverse storie dei nativi di quell’edificio e ha riservato loro la possibilità di tornarci e creare una piccola comunità. Alessandro dona a tutti coloro che tornano all’ex Istituto una piuma rossa e una tessera per entrare praticamente quando vogliono. E così abbiamo a disposizione la bellissima opera tutta per noi, per Samantha: per una mattinata che la riporta nel passato, tra malinconia e gioia «perché i miei genitori adottivi per me saranno sempre la mia mamma e il mio papà. Mi hanno cresciuta con amore, mi hanno protetta e sono sempre stati sinceri con me. Mamma purtroppo non c’è più. Sapevano del mio desiderio di ritrovare le mie origini biologiche e mi hanno lasciata fare» racconta Samantha.

Alessandro le mostra ogni stanza, con gli occhi che brillano. Lui è custode di mille storie, alcune sono incredibili (e mai le ripeterò perchè gli ho promesso che sarebbero state al sicuro) ma una cosa è certa: ci sono tante persone che hanno vissuto e lavorato all’Istituto che oggi hanno alle spalle storie e vicende incredibili. Nei monitor verticali vengono trasmesse le loro testimonianze: uomini e donne che parlano a cuore libero, oggi impiegati in lavori molto particolari: quasi tutti sono dediti all’aiuto del prossimo. E sono tutti ripresi di profilo. «È stata una scelta. Chi viene a visitare l’opera magari ascolta solo un pezzo dei loro interventi. E se se ne va nel mezzo, non dà loro le spalle».

Quello che Bulgini ha ricreato è incredibile e non ho intenzione di rivelare oltre, al fine di non “spoilerare” troppo. Samantha è felice, tornare in quel luogo, ascoltare storie più o meno simili alla sua la rende serena. Ma non è finita. Alessandro la porta al Circolino. Le porge un pennarello e una sedia, affinchè la donna possa scrivere il suo nome e un pensiero «Tutto quello che vuoi». Poi la aggiunge a un gruppo Whatsapp: “fratelli e sorelle di culla”. Lì ci sono i nativi, spiega. Una maxi famiglia allargata che di tanto in tanto accoglie i nuovi arrivati. Un gruppo che si ritrova spesso, per una pizza o una gita. È spontaneo pensare che comunque andranno le ricerche di Samantha, in questa giornata ha trovato tanto: risposte e una nuova “famiglia”. Infine Alessandro ci porta sul tetto del palazzo: lì dove sta la scritta “Mater”, un neon rosso suggestivo che si vede chiaro da corso Moncalieri, imboccando via Crimea.

SAMANTHA E ALESSANDRO

Il neon alle spalle, affacciata con quella Torino bellissima a fare da sfondo, Samantha guarda dritta in camera e si rivolge a sua madre: «Io ti ho cercata a 47 anni. Non ti giudico, so che negli anni in cui sono nata era tutto diverso. Sono tranquilla e sarei molto contenta di conoscerti, te, mio padre, se ho fratelli o sorelle. Io sono qui: non avere paura, non ti chiederò nulla» conclude, con le lacrime agli occhi. Intanto, fuori ha smesso di piovere.

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