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La crisi dell'ex Fiat
11 Febbraio 2025 - 14:22
Foto di repertorio
Manca un piano industriale ben definito e un c’è un problema dei costi dell’energia, che rendono il territorio poco appetibile. Sono state tante le diverse opinioni dei partiti riguardo alla situazione automotive del paese, ma i punti di incontro sono quasi sempre gli stessi. Anna Rossomando (Pd) ha sottolineato che il problema delle multe applicate ai produttori spazza via completamente la possibilità di intervenire sull’industria: “Mancano gli interventi industriali, le strategie sono errate. Va bene la formazione, ma bisognerebbe capire come applicarla. Se non ci adattiamo continuiamo a rimanere indietro sul mercato, quindi creiamo disoccupazione”.
Rossomando non è l’unica a temere l’arretratezza del sistema produttivo e tecnologico del nostro paese e soprattutto dell’Europa. Con l’avvento delle grandi potenze mondiali, ossia Cina e Stati Uniti, il nostro paese dipende troppo a livello di innovazioni da altre fonti, e mai dalle nostre. Come spiega Chiara Appendino (M5S) servono molti più fondi dall’Europa per il settore automotive. Se non si finanziano le competenze, il rischio è quello di non riuscire a investire sulla ricerca tecnologica: “Bisogna chiedere più soldi all’Europa, c’è un fondo dedicato all’automotive di 500 miliardi. Ci siamo già sorbiti la scena muta di Tavares, ora abbiamo chiesto a Elkann di venire in parlamento perché deve rispondere alle domande di un paese intero. Ci serve un piano di industrializzazione ben definito.”
Collegato a questo discorso interviene Silvia Fregolent (Iv) che esordisce dicendo che “Oggi si parla di Stellantis, ma Stellantis non c’è”. Con la dichiarazione viene ribadito il discorso di un piano effettivo per la regione da parte dell’azienda. Per quanto si provi a puntare il dito sul Green New Deal, si sottolinea come il problema sia più radicato, e non c’entri solo la recente transizione energetica. Stellantis non viene più considerata italiana a causa dei suoi investimenti altrove: “Non basta uno spot accattivante per ricordarci che siamo italiani, perché non lo siamo più”, aggiunge Fregolent, cercando risposte da parte di Stellantis per la mancata decisione di investire sul territorio e sulla ricerca.
Pierfrancesco Maran (Pd) sottolinea il problema dei costi dell’energia nel nostro paese, che non sono portano Stellantis a investire all’estero e rimuovergli la sua identità italiana che tutti vorrebbero, ma che rendono impossibili interessi di investimenti esteri. “Il territorio va valorizzato e non solo dalla produzione di auto, ma anche strutture tecnologiche. Tesla e BYD sono avanti anni. Stellantis deve togliere un po’ dei suoi investimenti al di fuori del nostro paese e portarli qui.
Anche i sindacati hanno detto la loro, specificando l’importanza del raddoppio dei fondi per tutelare i lavoratori, da 10 a 20 milioni, e la necessità da parte di Stellantis di concentrarsi sul territorio e nello specifico su Mirafiori: “Da Stellantis ci aspettiamo una maggiore attenzione al nostro territorio e impegni precisi su Mirafiori. Per questo va rivitalizzato il confronto con l’azienda anche a livello territoriale, aprendo una nuova fase di relazioni industriali e istituzionali”, spiega Luca Caretti, segretario della CISL Piemonte.
Siamo solo alla punta dell’iceberg, ma la richiesta è stata ben definita da tutte le opposizioni: riportare il nostro territorio alla gloria di un tempo, definire un piano industriale, amministrato dal presidente Cirio, che coinvolga tutte le parti interessate, e la plateale richiesta a Stellantis di agire, di portare risposte concrete, o almeno di dimostrare di riuscire ad affrontare questa transizione.
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