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L'INCHIESTA
02 Marzo 2025 - 09:01
foto di repertorio
Ventiduemila in Piemonte (quanti sono gli abitanti di Fossano), 250mila in Italia, 8 milioni nel mondo. Sono i seguaci di Geova, i Testimoni che tutti conoscono perché almeno una volta nella vita hanno interrotto le nostre domeniche di sonno, suonando a un campanello in giacca e cravatta tra opuscoli di carta e libri. Qualcuno la definisce «una setta più che una confessione religiosa».
Lunedì pomeriggio, al Circolo dei Lettori, ci sarà Martina Pucciarelli, che della sua esperienza di figlia di Testimoni di Geova ha fatto un romanzo (“Il Dio che hai scelto per me”), quasi un memoir, sconvolgente che fa discutere: in diverse interviste la donna ha parlato di «orge domestiche» e «fratelli nati dalle abitudini libertine» dei genitori.
Romanzo o verità? Noi abbiamo voluto approfondire (dal momento che lei ci ha negato l’intervista) e abbiamo raccolto in autonomia diverse testimonianze (anche il Web ne è pieno) di chi ha deciso di andarsene: mai di liberarsene davvero, perché come ci raccontano «la vera libertà non esiste, dopo aver lasciato i Testimoni di Geova».
Ostracismo, isolamento, violenze sessuali: come racconta Jessica: «All’età di 17 anni uno stupro da un servitore di ministero. Aveva 23 anni. Subii un comitato giudiziario con 5 anziani che dopo aver ascoltato e voluto i particolari mi dissero che ero una ragazza quindi carente di modestia. Il “fratello” era inciampato perché è sempre un uomo. Da lì in poi io divenni un fantasma. Inoltre, per denunciare un abuso è necessario che sia stato presente un terzo testimone al momento della violenza».
Attraverso una nota divulgatrice ed ex Testimone di Geova, Adriana Paratore ("mamma" di Culti Abusanti https://www.youtube.com/@cultiabusanti) raccogliamo la toccante testimonianza di Debora «Quando avevo 6 anni un “fratello” abusò di me. A 9 anni mi ha stuprata. Ha smesso solo perché non mi trovava più attraente. A 15 anni denunciai agli anziani. Lui ammise ma non venne denunciato alla polizia. Ma io non ero più sposabile, non più vergine. Lui, 60enne, si è offerto di sposarmi per riparare al danno. Quando rifiutai, fui allontanata».
A questo link il canale di Adriana con l'intervista integrale a Debora
Alessandro racconta che sua madre entrò a far parte dei Testimoni dopo la morte del nonno. Secondo la parola di Geova i suoi seguaci vedranno la resurrezione dei loro cari e vivranno in eterno quando il mondo finirà e il paradiso prenderà il posto della terra. «Un’infanzia terribile, non potevo vedere cartoni animati, tipo i Puffi». Per i seguaci di Geova la censura si estende anche ai prodotti per bimbi: vietato qualsiasi cosa abbia a che fare con magia e spiritismo (anche Sailor Moon e Harry Potter).
Alessandro a 18 anni se n’è andato di casa «e ho potuto studiare, dato che la chiesa di Geova non approva gli studi universitari. Tutto ciò che c’è da sapere lo spiega la Bibbia». Libro che è in grado di guidare le persone attraverso ogni scelta, di qualsiasi tipo. Gli adepti vivono la loro esistenza secondo gli insegnamenti di Dio. «Ho fatto terapia. Ma nulla può ridarmi il tempo e le cose che non ho vissuto all’età giusta. Con i miei genitori non parlo da anni». Come il fratello di Francesca, che a 17 anni ha “disonorato” la sua famiglia rinnegando Geova. «Mio padre era anziano di congregazione, mia madre pioniera. L’allontanarsi di mio fratello ha reso mio padre depresso, è stato sollevato dal suo incarico. Io e mamma trattate come appestate. Mio fratello come un fantasma, nessuno poteva parlargli: mangiava da solo».
Marta testimone di Geova “ci si è trovata”: i genitori non perdevano un’adunanza (un ritrovo adito a una cerimonia) e lei da bambina credeva la sua vita fosse normale «fino a quando non sono andata a scuola. Quando c’era una festicciola, quando si facevano i lavoretti per Natale, quando c’era una recita io non andavo a scuola. Per una bambina è terribile, significa essere isolata in una fase delicata dell’età». E da adolescente, la vita non è meglio: «A 15 anni ero nel pieno della mia tempesta ormonale, la masturbazione è vietata» racconta Pietro «niente poster in casa, è idolatria».
Per citare le parole che si trovano sul sito dei Testimoni di Geova (unica fonte per loro di riferimento autorevole a parte la Bibbia): «Il sesso è dono di Geova ed è una cosa riservata a un uomo e una donna sposati tra loro». Tutto il resto è definito «fornicazione», un termine che porta a pensare al sudiciume.
Omosessuali? Non accettati. Convivenza? Non si può. Inutile dirlo, nessuno può decidere di sposare un partner appartenente a un’altra religione. «Lasciare significa venire isolati, trattati come appestati» spiega Stefano, da sei anni fuori. O meglio, inattivo: per abbandonare la congregazione un Testimone di Geova deve essere espulso o fermo da sei mesi. “Fermo” significa che non compie azioni legate al proselitismo. Ma nonostante Stefano da sei anni non suoni i campanelli di nessuno, continuano a non espellerlo.
Difficilissimo da trovare, se non in forma occultata, lo statuto dei Testimoni di Geova (che essendo un’associazione, devono averne uno). Stefano, a voce alta, si fa portavoce del grido di tutti coloro che sono ne sono usciti: «Non c’è tutela. Per le loro leggi, quelle religiose, chi lascia si macchia di un peccato uguale a quello di un pedofilo. In Spagna ci sono diverse leggi e sentenze sul tema. Sulla manipolazione, sugli abusi che si subiscono durante e dopo il periodo di culto. In Italia, un vuoto legislativo. Abbiamo bisogno delle istituzioni, di un cambio di marcia in merito».
Sono otto milioni nel mondo: «Opera di tipo patriarcale»
Nati negli Stati Uniti negli ultimi decenni dell’800, fino al 1931 sono stati chiamati “studenti biblici”. I testimoni di Geova oggi contano 120mila congregazioni nel mondo. Geova è il nome che danno a Dio, creatore della terra. Credono in Gesù come mezzo di Dio. Non nella Vergine Maria. Sono cristiani, si battezzano da adulti. Si ritrovano all’interno di “sale del regno”per le funzioni che loro chiamano “adunanze”: locali con file di sedie dove due volte alla settimana i fedeli dello stesso quartiere cantano e studiano insieme la bibbia. La loro organizzazione è prettamente di tipo patriarcale: ogni congregazione è affidata alla supervisione di un corpo di anziani. Una ventina di congregazioni compone una circoscrizione. Periodicamente le congregazioni sono visitate da anziani itineranti, detti sorveglianti di circoscrizione.
Istruzioni e linee guida basate sulla Bibbia vengono fornite dal Corpo Direttivo, un gruppo di testimoni di lunga data che attualmente svolge le proprie attività presso la sede mondiale dei testimoni di Geova, ubicata a Warwick, nello stato di New York. I seguaci di Geova tra loro si definiscono fratelli e sorelle: se questi sono anche parenti tra loro al termine viene aggiunto “carnale”.
Lo Schiavo fedele e saggio, secondo i testimoni di Geova, è «il piccolo gruppo di fratelli unti che prestano servizio alla sede mondiale durante la presenza di Cristo e che sono impegnati in prima persona a preparare e dispensare cibo spirituale». Lo schiavo in poche parole si occupa di curar i contenuti che vengono trascritti sul loro sito ufficiale Jw.org (che è stato trasformato in un’app dall’omonimo nome, poi tradotta in 1100 lingue: Google è stato tradotto in 600, per intenderci). Gli unici contenuti riconosciuti legittimi dai seguaci di Geova sono quelli biblici, editoriali del WatchTower (La Torre di Guardia) e i libri contenuti all’interno dell’app.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Al fine di una corretta informazione scriviamo in riferimento all’articolo “Noi, fuoriusciti dai
Testimoni di Geova dopo abusi e orrore” («Noi, fuoriusciti dai Testimoni di Geova dopo abusi e
orrore» - Torino Cronaca - Notizie da Torino e Piemonte) del 2 marzo 2025, a firma di Sara
Sonnessa. Ci preme ribadire che, i Testimoni di Geova non sono una setta, ma una confessione religiosa
giuridicamente riconosciuta. La CEDU ha anche stabilito in più occasioni che i Testimoni di
Geova sono “una denominazione cristiana”.
Sull’uso del termine “setta”, la nota studiosa Raffaella Di Marzio ha dichiarato: “Ormai la setta
è diventata un vero e proprio stigma, come usare i termini ‘negro’ ed ‘ebreo’. Proprio per
questo il Consiglio d’Europa ha più volte invitato tutti gli stati membri a non usare questo
termine, ma a sceglierne altri”.
Contrariamente a quanto affermato nell’articolo, una persona che non è più testimone di Geova
non viene abbandonata. Anzi, è vero il contrario. La persona viene invitata ad assistere alle
nostre riunioni religiose, a cui è la benvenuta, a unirsi al canto con gli altri fedeli durante le
riunioni, a utilizzare le pubblicazioni religiose e a incontrarsi con gli anziani per ricevere aiuto
pastorale. Tra familiari conviventi non c’è alcun cambiamento nella relazione sociale, e il
matrimonio e gli affetti familiari proseguono. Se si pente, la persona può tornare a essere
testimone di Geova. Nel 2017 la Corte di Cassazione italiana ha affermato chiaramente che i
diritti fondamentali di una persona allontanata dalla congregazione non sono in alcun modo
pregiudicati dalla libera scelta di alcuni individui, o anche di una categoria di individui, di non
avere o interrompere relazioni a livello personale.
Inoltre, la tutela dei minori rappresenta per tutti i Testimoni di Geova una questione della
massima rilevanza. I Testimoni di Geova considerano gli abusi sui minori un reato aberrante e
un peccato grave. La policy mondiale dei Testimoni di Geova sulla protezione dei minori
afferma chiaramente che gli anziani non proteggeranno nessuno che abbia commesso un tale
atroce crimine dall’essere perseguito dalle autorità. Se vengono a conoscenza di un’accusa di
abuso su un minore, gli anziani denunciano la questione alle autorità secolari, come richiesto
dalla legge e lo stesso vale nel caso in cui un minore sia in pericolo di abusi, anche se c'è solo un
denunciante e nessun'altra prova. Gli anziani della congregazione non interferiscono con le
autorità in merito. Esperti internazionali di protezione dei minori hanno confermato che i
Testimoni di Geova sono un’organizzazione “sicura per i bambini” e che la loro policy e le loro
pratiche di protezione dei minori “riflettono un forte impegno per la protezione dei bambini”.
Per di più, i Testimoni di Geova condannano l'omofobia. Rispettano tutte le persone
indipendentemente da nazionalità, razza, estrazione sociale, religione, genere o orientamento
sessuale. Tutti sono calorosamente benvenuti alle nostre riunioni, e studiamo volentieri la
Bibbia con tutti, indipendentemente dall'orientamento sessuale. Tuttavia, per diventare un
Testimone battezzato, è necessario accettare e vivere secondo il codice morale stabilito nella
Bibbia. Ci rattrista molto sentire parlare di attacchi o insulti omofobi.
Inoltre, per quanto riguarda le scelte personali, diversi studi accademici hanno dimostrato che
i Testimoni di Geova “mostrano un grande rispetto per la vita e la dignità umana” e che i loro
insegnamenti sono “caratterizzati dalla massima libertà di scelta e di decisione personale”, il
che include se sposarsi e chi sposare.
Ci auguriamo che anche la vostra testata voglia accogliere la presente richiesta, nello spirito
dell’invito dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) che ha
dichiarato: “Anche i media, sia pubblici che privati, svolgono un ruolo importante nel formare
l’atteggiamento della società nei confronti della diversità religiosa o di credo. Nel rispetto della loro
indipendenza e libertà, i media hanno l’obbligo pubblico di fornire informazioni accurate e
rappresentazioni corrette delle comunità religiose o di credo. Condividendo narrazioni positive su
tutte le comunità religiose o di credo ed evitando stereotipi negativi e discriminatori, i media possono
contribuire a un discorso sociale più tollerante”.
Alessandro Bertini
Direttore Ufficio Comunicazione e Stampa
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