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Economia e Industria
24 Marzo 2025 - 21:15
Piero Gola, Marco Gay e Angelo Cappettic
Torino si trova di fronte a una fase cruciale di trasformazione economica e sociale. Il presidente dell’Unione Industriale di Torino, Marco Gay, intervenuto in un incontro organizzato da dumsedafe il 24 marzo 2025, moderato dal direttore di TorinoCronaca, Andrea Monticone, ha delineato le sfide e le opportunità della città e del territorio, sottolineando il ruolo centrale dell’industria, dell’innovazione e delle infrastrutture nel futuro della città.
Nell'evento di oggi, intitolato "Le associazioni degli industriali: competenza e autorevolezza al servizio delle imprese e della comunità. Il punto di vista di un civil servant", Gay ha sottolineato come Torino rappresenti un vero e proprio laboratorio di politica industriale, in cui le filiere svolgono un ruolo determinante nell’evoluzione dei settori produttivi. La metalmeccanica, in particolare, resta il comparto più rilevante per il territorio, e proprio su questo devono concentrarsi gli sforzi per un rilancio concreto.
L’Unione Industriale di Torino associa 2.300 imprese, risultando la prima associazione di Confindustria in Piemonte e la quinta a livello nazionale. Un peso significativo, considerando che rappresenta oltre 118 mila addetti e che le aziende associate contribuiscono a circa il 50% del Pil torinese, che si attesta a 68 miliardi di euro. Questo dato evidenzia una grande responsabilità: il futuro economico della città non può prescindere da scelte strategiche che tengano conto delle esigenze del tessuto industriale. Torino deve affrontare la crisi che ha colpito l’automotive, ma può contare su altri settori che non solo bilanciano le difficoltà ma aiutano anche la trasformazione delle filiere. “Chi fa rappresentanza ha il dovere di indicare le priorità strategiche”, ha affermato il presidente dell’Unione Industriale. Per questo, la collaborazione tra imprese e istituzioni diventa essenziale: Comune e Regione devono fare la loro parte nel creare le condizioni per la crescita.
Un altro tema è quello delle infrastrutture. La trasformazione della città passa per opere strategiche come la linea 2 della metropolitana, il miglioramento della viabilità e la tangenziale est. Anche l’aeroporto rappresenta un punto critico: se da un lato cresce il traffico turistico, dall’altro manca un adeguato sviluppo per i viaggi d’affari. “Serve una connessione con gli aeroporti intercontinentali, magari attraverso l’alta velocità”, ha suggerito Gay.
Uno dei problemi principali che Torino deve affrontare è la fuga dei giovani talenti, soprattutto quelli formati dal Politecnico. Attualmente, solo l’8% dei laureati rimane sul territorio, una percentuale troppo bassa per una città che vuole puntare sull’innovazione. Gay ha evidenziato l’importanza di creare aspettative di crescita per i giovani, offrendo loro strumenti concreti per fare impresa. Il destino di molte startup, infatti, è quello di crescere e poi spostarsi altrove. “Dobbiamo diventare un melting pot di conoscenza, industria, cultura e arte, costruendo ponti per il futuro”, ha affermato. Il rapporto tra pubblico e privato è fondamentale: senza una sinergia tra le parti, gli obiettivi di sviluppo non potranno essere raggiunti. Bisogna creare le condizioni affinché le aziende innovative trovino spazio a Torino e possano attrarre talenti da tutta Italia e dall’estero.
Un altro tema chiave è quello dell’intelligenza artificiale, che deve essere vista come uno strumento utile solo se riesce a generare ricadute concrete sul sistema industriale. Gay ha sottolineato il rischio che, senza una visione chiara, la tecnologia venga imposta dall’esterno: “Se non impariamo a fare le domande giuste, qualcun altro ci dirà cosa dobbiamo chiedere”.
Anche la mobilità sostenibile è al centro della trasformazione, ma l’elettrico, secondo il presidente dell’Unione Industriale, non è ancora una soluzione matura. L’Europa ha spinto per un cambiamento accelerato, dettato più da interessi politici che da una reale sostenibilità del settore. “La scelta del cambiamento è stata fatta da chi commercia, e non chi produce”, ha spiegato Gay, sottolineando la necessità di trovare un equilibrio tra innovazione e fattibilità economica. “Se non facciamo la differenza ora, tra dieci anni rimpiangeremo questi momenti”, ha avvertito Gay. La trasformazione è già in atto, ma solo attraverso un impegno concreto si potranno ottenere risultati duraturi per Torino e per la regione.
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