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VITA DELLA CITTà
31 Marzo 2025 - 07:45
La cerimonia al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino
«I consumi hanno bisogno di fiducia per riprendersi». È questa la frase dell’assessore al Commercio e ai Mercati Paolo Chiavarino che ha fatto da filo conduttore alla cerimonia tenutasi al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, gremito da oltre 580 persone, per il riconoscimento ufficiale delle imprese EPIC - Esercizi di Prossimità di Interesse Collettivo. In un’epoca segnata da crisi economiche, trasformazioni urbane e concorrenza digitale, sono proprio i negozi di quartiere, quelli “di padre in figlio”, a mantenere viva la parte più umana e concreta della città.
Sono ben 157 insegne torinesi, di cui 140 sostenute da Ascom, che entrano a far parte del primo Albo EPIC, istituito dal Comune di Torino in sinergia con Ascom, Camera di Commercio e Soprintendenza. «Oggi abbiamo visto soprattutto entusiasmo, speranza e consapevolezza negli occhi dei tantissimi imprenditori che sono venuti a ricevere il riconoscimento di Impresa EPIC», ha dichiarato Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia. «Entusiasmo per essere i primi ad entrare nell’albo, speranza per un futuro che li veda nuovamente protagonisti dello sviluppo cittadino, e consapevolezza del valore e del ruolo sociale che portano nelle comunità e nei quartieri».
Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia
È un riconoscimento che guarda al passato ma proietta nel futuro. Premia i negozi storici, certo, ma anche quelli innovativi, quelli che si sono reinventati dopo la pandemia, quelli che resistono all'assalto dell’e-commerce grazie alla passione, all’ingegno e a un senso del sacrificio quotidiano che appartiene a chi ha scelto il commercio come vocazione.
Torino non dimentica chi, con coraggio, ha saputo resistere alle ondate della crisi, trasformando la propria attività per stare dentro i cambiamenti. Il presidente di Confesercenti Piemonte, Giancarlo Banchieri, ha sottolineato proprio questo: «Viviamo un’epoca di innovazione veloce, a volte difficile da comprendere, ma è nella passione che si trova la risposta».
Nel Conservatorio Giuseppe Verdi si è celebrato non solo un traguardo, ma un patto collettivo: quello che lega famiglie di commercianti, generazioni a confronto, storie che affondano le radici nei decenni. Una Torino fatta di botteghe, caffè storici, librerie, panetterie, sartorie. «È nostro dovere sostenerle – ha aggiunto la presidente Coppa – partendo dai Distretti del Commercio e attraverso iniziative come Epic, Torino Compra Vicino e Torino Riflessa».
Il sindaco Stefano Lo Russo ha parlato di una città che sa cambiare pelle, ma non perde l’anima. «I commercianti sono gli ambasciatori della nostra Torino», ha affermato e aggiunge «Torino è una città che sta cercando di rigenerarsi, stiamo investendo con coraggio grazie al PNRR e siamo quasi gli unici in Italia a rispettarne le scadenze. Quando c’è un gesto di fiducia, questo viene ripagato». Una città che punta sul turismo - che oggi vive una stagione di crescita inaspettata - per ridare slancio anche ai quartieri più decentrati, grazie a una guida EPIC che racconta storie di famiglie, botteghe e passioni.
L’assessore al Commercio e ai Mercati Paolo Chiavarino ha sottolineato il valore delle imprese familiari come pilastro su cui si fonda la costruzione della Torino di domani, dove tradizione e innovazione possono convivere. «I consumi hanno bisogno di fiducia per riprendersi»- ha dichiarato- evidenziando come la crisi del commercio, tra difficoltà economiche e sfide digitali, richieda risposte concrete e radicate nel territorio. «Negli ultimi anni abbiamo perso 2.300 negozi -ha ricordato- e questa iniziativa serve proprio a promuovere il commercio di prossimità, in particolare nelle aree più fragili della città. Abbiamo a disposizione un milione di euro, grazie al progetto Metro Plus, che sarà erogato nei prossimi mesi». E Torino, racconta proprio questa storia fatta di legami, lavoro e fiducia. Torino si racconta così: attraverso le sue voci più silenziose, ma più resistenti. Quelle dei commercianti che, ogni mattina, alzano la serranda e aprono una finestra sulla città che vogliono costruire. Una città fatta di lavoro, fiducia e futuro.
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