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L'intervista esclusiva
05 Aprile 2025 - 07:00
Gabriele Pastero, in arte Diss Gacha (Fonte Instagram)
La provincia. Un luogo dove il tempo sembra scorrere più lento, dove i sogni spesso restano chiusi nei cassetti e le ambizioni si scontrano con limiti che sembrano insormontabili. Ma quella di Diss Gacha, è tutta un'altra storia.
"Per capire se uno ce la può fare, basta guardarlo negli occhi." E quelli di Gabriele Pastero, classe 2001 di Avigliana, non mentono. Nel suo sguardo c’è la fame di chi non si accontenta, la sicurezza di chi sa esattamente dove sta andando. Perché non basta fare numeri, bisogna lasciare un segno.
In cinque anni ha fatto quello che molti non riuscirebbero a fare in dieci vite: ha preso il rap italiano e gli ha dato una prospettiva globale, senza snaturarlo. Slang tagliente, flow chirurgico, un immaginario che fonde Avigliana e Los Angeles. Dalla provincia ha scalato la scena, fino a macinare milioni di stream e collaborare con una leggenda come Wiz Khalifa. Un'attitudine che ha fatto capire subito che questo ragazzo non è qui per scherzare. Non è necessario stare a Milano o Roma per fare il botto. Se hai talento, disciplina e una direzione chiara, il resto lo portano le rime (e lo stile).

E ora? Il 30 aprile sarà su uno dei palchi più importanti d’Italia: l’Alcatraz di Milano, lo stesso che recentemente ha ospitato artisti come JPEGMAFIA, Don Toliver e Yeat. Un altro step, un altro pezzo di strada percorso a velocità supersonica.
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Diss Gacha non perde tempo, non aspetta il suo turno, se lo prende. Noi di TorinoCronaca lo abbiamo beccato per farci raccontare tutto: Torino, l’America, il futuro e quello che sta per succedere a Milano.
Sei passato da Avigliana all’Alcatraz in pochissimo tempo. Hai realizzato davvero cosa significa?
"L’Alcatraz è sempre stato nella mia testa. È un riconoscimento: vedi i tuoi idoli passarci, sogni di esserci. Ma quando sei dentro al processo, non hai tempo di fermarti a pensarci. Credo che realizzerò davvero solo alla fine dello show, quando l’ultima rima sarà volata via e le luci inizieranno a spegnersi. Forse lì capirò che quello che sognavo da ragazzino, l’ho raggiunto."
"La tua musica ha sempre avuto un forte respiro internazionale. In che modo gli USA hanno influenzato il tuo sound e il tuo percorso?
"L’America mi ha cambiato la testa. La prima volta che ho messo piede negli States ho capito subito che era il mio posto. Lì è tutto più veloce: esci di casa e trovi ispirazione ovunque. Ti serve un trombettista? In un'ora è in studio. Non esiste ‘aspettiamo’. Funziona tutto a un’altra velocità. Nonostante questo, quando penso a cosa mi ha reso unico, torno sempre alle mie radici. Lo puoi sentire nelle mie canzoni. Le valli, il lago, il fango della provincia. Da piccolo pensavo fosse un limite, oggi so che è la mia forza. Se fossi nato a Milano, sarei un altro artista. La provincia mi ha dato creatività, disciplina e uno stile che nessuno può replicare".

"Negli ultimi anni, la distanza tra produttore e artista si è fatta sempre più sottile. Com’è il tuo rapporto con Sala?"
"Conta tantissimo. Oggi una hit non dipende solo dall'artista: c'è il produttore, il sound design, e la chimica che si crea in studio. Guarda 21 Savage: il suo flow è sempre quello, ma grazie ai produttori con cui lavora ogni pezzo suona fresco e diverso. Io e Sala siamo come un duo. Lui è più grande di me, ha esperienza e visione. Sa sempre cosa serve a un pezzo per funzionare, a volte ancora prima di me. È come un fratello maggiore in studio. Non lavoriamo mai per inseguire la hit, ma per creare qualcosa che resti. E il pubblico lo percepisce".

Diss Gacha e il producer Sala con il disco d'oro per 'Captato' (Fonte Instagram)
La trilogia di “Cultura Italiana” ha segnato il tuo percorso. Cosa è cambiato dopo questi album?
"Mi ha dato la consapevolezza definitiva di chi sono artisticamente. Lavorare a un album ti cambia la testa, ti porta a livelli di completezza che un singolo non ti dà. Ho sperimentato con il gospel, con la musica dal vivo. Ho corso dei rischi e sono stato ripagato. Ora sento di avere un’identità chiara, so chi sono. Sono Diss Gacha al 100%".
Quali sono i tuoi piani per il 2025? E per quanto riguarda le collaborazioni, con chi ti piacerebbe lavorare in Italia?
"Voglio fare ancora più musica. Non voglio fermarmi, voglio alzare l’asticella di nuovo. Sto passando tantissimo tempo in studio, sperimentando nuovi suoni e lavorando con persone che mi stimolano. Ci sono tantissimi artisti forti con cui vorrei collaborare. Lazza, Luchè e Marracash sono nomi che rispetto tantissimo. Ognuno di loro ha creato un mondo unico, un suono riconoscibile. L’Italia sta vivendo un momento incredibile per il rap, e voglio farne parte al massimo livello. E poi, mi piacerebbe davvero portare la mia musica anche a Torino. È casa mia, sarebbe un'emozione unica".
Info e biglietti Diss Gacha x Alcatraz: SITO UFFICIALE
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