Un bambino sotto l'anno d'età che piange in maniera inconsolabile, non si riesce a calmare in nessun modo. E il genitore le prova tutte per farlo smettere, preoccupato, in ansia, che non riesce a tranquillizzarlo e magari è sopraffatto da giorni di sonno e stress. Perde il controllo, afferra il piccolo e lo scuote. «Quello scuotimento, anche se per solo tre o quattro secondi, può provocare dei danni gravissimi», spiega la dottoressa Barbara Lauria, pediatra d'urgenza all'ospedale infantile Regina Margherita.
Si è tenuta oggi la seconda seconda Giornata di prevenzione della sindrome del bambino scosso: un'iniziativa in 70 città italiane per sensibilizzare i genitori sulla sindrome e le conseguenze che può causare.
La dottoressa spiega: «Nei bambini così piccoli, i muscoli del collo non riescono ancora a sorreggere la testa, il sistema nervoso centrale non è ancora abbastanza sviluppato. Quindi quando vado a scuotere il piccolo e la sua testa fa avanti e indietro, oltre alle possibili fratture costali, c'è il rischio di causare un'emorragia celebrale, danni all'apparato visivo che può portare fino alla cecità e, nei casi più gravi anche alla morte».
In piazza Bodoni, negli diversi stand allestiti, operatori sanitari e volontari hanno offerto dimostrazioni pratiche con manichini pediatrici e distribuito materiale informativo multilingue. Uno dei gadget dell'evento, una pallina antistress dallo slogan "Non scuoterlo!".
Inoltre, questa sera, la Mole si illuminerà di arancione, il colore simbolo della campagna.
«Oggi - continua la dottoressa Lauria - vogliamo rendere i genitori più consapevoli ma anche più sereni. Un bimbo può piangere anche senza avere un grande problema. Sièautorizzatiad essere stanchi e che in quelle situazioni in cui si sta per perdere il controllo bisogna fermarsi, mettere il piccolo in un posto sicuro e chiedere aiuto. Va bene farsi aiutare, non c'è niente di male o sbagliato».
La sindrome del bambino scosso non è molto conosciuta: «Le campagne di prevenzione aiutano molto a ridurre queste situazioni che, sì, in alcuni casi possono essere indicatori di maltrattamenti, ma a volte nascono anche da un gesto esausto del genitore anche se non vuole faredel male intenzionalmente al bimbo . Bisognerebbe parlarne ai corsi pre-parto, negli asili nido, dal pediatra... proprio perché il genitore deve essere informato, e sapersi fermare quando si sta per perdere il controllo».
Un'iniziativa promossa da Simeup (Società Italiana di Medicina di Emergenza e Urgenza Pediatrica) e Terre des Hommes, in collaborazione con la Pediatria d’Urgenza dell’ospedale Infantile Regina Margherita, la Città della Salute e della Scienza di Torino, la Croce Verde Torino e AIMI (Associazione Italiana Massaggio Infantile).
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