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IL FATTO
13 Aprile 2025 - 08:00
Un esemplare di pastore tedesco
Torino, parco della Tesoriera. Qui si concentrano diverse segnalazioni di cittadini e residenti a proposito di tentativi di rapine che coinvolgono cani. Tre episodi nelle ultime due settimane: risultato, il parco, che solitamente accoglie diversi cani con i loro padroni nelle ore diurne e specialmente nel fine settimana, è quasi deserto. «Non mi sento molto tranquilla, in effetti, dopo gli ultimi giorni» racconta una donna. Anche a lei sono state raccontate le vicende che vedono una donna venire aggredita letteralmente mentre porta a spazzo il suo cane, un pastore tedesco, alle sei e mezzo della mattina: fortunatamente la donna è riuscita a impedire ai due malviventi di prendere il suo cane - e c’è da dire che sembra il cane abbia morso uno dei due malintenzionati al braccio. Pochi giorni dopo, una scena simile: un ragazzo si trova circondato, questa volta gli aspiranti ladri sono tre, mentre sta portando in giro il suo boxer. E di nuovo, il giorno dopo anche una signora lamenterà un tentativo di rapina: volevano portarle via il suo cane, una meticcia di circa 20 chili. Tutte le narrazioni parlano di un modus operandi. Un uomo si avvicina e fa i complimenti al cane, chiede di poterlo toccare. Dall’altra parte del parco, ad altezza via Asinara di Bernezze, uno o più complici a bordo di un furgone bianco “senza loghi” come raccontano i residenti di zona. I furti di cani sono un fenomeno che spesso rimanda a un immaginario di animali di taglia piccola che vengono sottratti ai legittimi padroni: «i cani piccoli vengono utilizzati per chiedere l’elemosina, ma le ultime settimane vedono nel mirino i cani di taglia decisamente più grande». Perché? «C’è chi dice che li usino per i combattimenti clandestini dei cani, come quelli dei pitbull».
Un pitbull dopo un combattimento illegale
Oppure, si potrebbe ipotizzare a un rapimento a scopo estorsione: d’altronde se un tempo per leggere i dati del cane serviva un veterinario, oggi diversi e-commerce vendono dispositivi per la lettura del microchip, e le banche anagrafiche non sono così inaccessibili, nel caso si voglia risalire ai dati completi. Da escludere l’ipotesi riproduzione: uno dei cani che è stato puntato dai malviventi, infatti, è un meticcio.
Un parere competente ce lo offre Stefano Blecich, proprietario del Bull and Love Rescue e addestratore dagli anni ‘90, specializzato nei terrier di tipo bull (proprio i cani che solitamente si trovano nei “fight club” clandestini): «Sinceramente escludo che possano utilizzare cani che non siano pitbull per aizzare gli altri cani: solitamente la spregevole pratica vede infatti l’inserimento sul ring di un pitbull impossibilitato a mordere, a fare da esca». In poche parole, fanno indossare una museruola al cane e lo buttano dentro la gabbia al fine di “scaldare” il combattente per “l’incontro”. E se pensate che queste siano scene alla “Gomorra”, che questi “posti maledetti” esistano solo al sud Italia, niente di più sbagliato «purtroppo nel torinese ci sono. Si trovano in provincia, non in centro città» conferma Blecich.
Sui fatti si esprime anche il presidente della Circoscrizione 4, Alberto Re: «Solidarietà alle vittime di tentata rapina. A maggio avremo il tavolo sulla Sicurezza e sicuramente porteremo la questione: vogliamo vederci chiaro». Re infatti è già al lavoro con le forze dell’ordine locali per arginare il fenomeno «e raccomando ovviamente ai residenti di fare denuncia, sporgere querela in caso di fatti simili. Raccomando a tutti anche la massima prudenza e, dove possibile, di muoversi insieme ad altre persone con i cani, in modo da non rimanere isolati. Intensificheremo l’attività di supervisione» conclude il presidente. Sulla pagina Facebook del quartiere Pozzostrada, lo scorso febbraio un utente aveva raccontato episodi simili, segnalando però un furgone arancione.
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