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IL FATTO
14 Aprile 2025 - 05:30
La storia di Giancarlo, 56 anni, disabile al 75%
Giancarlo ha 56 anni e gli ultimi 10 li ha trascorsi lavorando per la cooperativa Arcobaleno. «E adesso, mi hanno licenziato» racconta l’uomo, incredulo delle vicende delle ultime settimane. Giancarlo ha una storia molto particolare, come praticamente tutti coloro che lavorano per l’Arcobaleno. Ha un passato pesante, fatto di dipendenze da stupefacenti e alcool. Mostri che ha conbattuto e sconfitto, grazie a un lungo periodo di disintossicazione presso la comunità Cascina Nuova di Don Ciotti a Roletto. E quando è uscito da lì, ecco il lavoro in Arcobaleno. «Mi occupavo di raccolta carta. Guidavo il camioncino e raccoglievo i contenitori per il riciclo di carta e cartone». E poi? «Dopo tanti anni ho cominciato ad avere dei problemi alle ginocchia, sono stato visitato e mi hanno dato l’invalidità al 75%. Non solo per le gambe, mi hanno diagnosticato un disturbo bipolare». A seguito della diagnosi, datata dicembre 2024, i sanitari suggeriscono un cambio di mansione: Giancarlo non è in grado di fare gli sforzi che ha sempre fatto ed è meglio che non lavori da solo, ma che abbia qualcuno con cui fare il suo solito giro di raccolta. Di tutta risposta l’uomo viene licenziato. Un fatto che accade poche settimane dopo un altro licenziamento di Arcobaleno, quello di Marco, un dipendente che è stato fatto fuori dopo un messaggio pubblicato sul suo stato di Whatsapp.
Marco e Giancarlo non solo sono amici, ma condividono un’altra passione, quella del sindacato. Infatti entrambi sono dirigenti Usb. E a sentire Giancarlo, l’uomo è convinto che sia questo il motivo alla base del suo licenziamento: «alla prima occasione mi hanno fatto fuori. Non so come farò a mantenermi, io vivo da solo e sono seguito da diversi enti per il mio passato. Sto ricevendo tanto supporto e tanta solidarietà dalle persone» racconta l’uomo. Nel frattempo Usb ha sporto vertenza con domanda di reintegro. E presto ci sarà un presidio dei lavoratori di Arcobaleno, esattamente come c’è stato per Marco.
«Esistono due Arcobaleno» dichiarava Marco qualche giorno fa «la prima è quella dei “buoni”: quelli dei progetti sociali, che dichiarano di salvare tossicodipendenti, ex carcerati e immigrati dalla strada. Ma esiste un’altra Arcobaleno. Quella reale. Un Arcobaleno di sfruttamento e precarietà. Dove i lavoratori iniziano il turno un’ora e mezza prima, caricano mezzi fuori norma, superando di centinaia di chili i limiti di sicurezza. I lavoratori vengono sottilmente ricattati: “Se finisci il giro, avrai un contratto a tempo indeterminato”. E intanto, gli stipendi sono da fame».
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