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L'indagine

A Torino raddoppiate le famiglie povere, ma si spende più di un anno fa

Una famiglia su tre è in condizioni economiche "deboli" ma si spende di più in viaggi e pasti fuori: la Torino a due velocità tra ricchi e poveri

A Torino raddoppiate le famiglie povere, ma si spende più di un anno fa

I carrelli un po' più pieni (o mezzi vuoti?)

Quasi una famiglia su tre a Torino versa in condizioni economiche “deboli”: alias, è povera. 

E in un solo anno i poveri - soprattutto persone sole - sono più che raddoppiati «mostrando che nelle famiglie c’è una sofferenza importante e che anche se la spesa media aumenta un po’ (+0,5%), il potere d’acquisto è logorato dall’aumento dei prezzi». Così Dario Gallina, presidente di Camera di Commercio Torino, commenta i dati dell’indagine sulle spese delle famiglie torinesi di quest’anno, presentati stamattina a Palazzo Birago. «Crescono le famiglie in fascia di debolezza e diminuiscono quelle di fascia agiata, ma soprattutto si amplia il divario tra loro in termini di possibilità di spesa e risparmio», aggiunge.

Insomma, si spende di più ma semplicemente perché costa tutto di più (la spesa in più è “assorbita” anche solo dall’inflazione, del +0,7%) e la forbice delle diseguaglianze si allarga. 

Delle 240 famiglie residenti entro la prima cintura della città metropolitana oggetto di indagine, infatti, quelle “deboli” sono quasi il 30%, mentre solo lo scorso anno rasentavano il 13%. Calano, invece, le famiglie considerate autosufficienti (dal 30% al 19%) e quelle agiate (dal 22% al 14,5%). Crescono, almeno, i redditi medi (dal 36% al 37,5%).

E guardando alla tipologia familiare ci si accorge presto che sono le persone sole a dover stringere più la cinghia. Più di una su due (il 66%) è povera e solo il 23% autosufficiente. Mentre quelli che la passano bene sono pochissimi: poco più del 10%. Dei soli e poveri, poi, il 42% sarebbe “per giunta” pensionato. 

Sono molte di più, così, le famiglie costrette a tenere il freno a mano sulle spese, facendo rallentare i consumi. Calano quelli alimentari (-3%), con una media di spesa mensile di 407 euro. Mentre, se è vero che nel complesso il non alimentare cresce dell’1,1%, ci si limita ad alcune voci (soprattutto viaggi, visite mediche, sport e pasti fuori casa) ed è fortemente dipendente dal tipo di reddito. 

Viaggi e vacanze crescono del +15%, ma a ben guardare, soprattutto grazie al boost positivo delle spese per “gite fuori porta” (+19%), preferite ad hotel o pensioni. Mentre la crescita delle spese mediche (+14%) sarebbe legata al «maggior bisogno di salute ma che mi costa di più per il tema delle liste d’attesa. Perché il pubblico non aiuta», secondo Gallina. Crollano, invece, i soldi spesi in abbigliamento (-12%) e arredamento (-8%). Mentre cresce il risparmio (dal 16,7% al 19,6%), ma anche qui, solo quello di chi se lo può permettere (tra le fasce deboli lo 0%).

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