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Crisi artigianato
07 Maggio 2025 - 13:25
L'artigianato in Piemonte sta piano piano crollando. Secondo un’indagine condotta da Confartigianato Torino, ben il 78% delle imprese artigiane locali segnala una forte crisi di liquidità. A confermare la preoccupazione è anche il centro studi Sevendata: in media, quasi il 20% dei finanziamenti richiesti dalle imprese artigiane piemontesi è oggi considerato a rischio insolvenza.
Le province più colpite sono Alessandria (23,8%) e Asti (23,1%), seguite da Novara, Vercelli e Torino stessa, dove la quota tocca il 19,2%. Un dato allarmante, che fotografa un tessuto produttivo in difficoltà, piegato da una combinazione di fattori economici e strutturali.
«A pesare sulle imprese sono soprattutto l’aumento dei costi energetici e delle materie prime, la difficoltà di reperire manodopera qualificata e un ricambio generazionale sempre più complesso», denuncia Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino. «Ma anche la burocrazia, la lentezza della giustizia civile e i tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione, tra i più lunghi d’Europa, contribuiscono ad aggravare la situazione».
A rendere ancora più difficile la sopravvivenza delle micro e piccole imprese, spesso a conduzione familiare, è la rottura del circolo virtuoso clienti-fornitori: molte imprese non riescono a incassare tempestivamente le fatture, trovandosi così costrette a decidere se pagare prima i dipendenti, i fornitori o le banche.
Il rischio più grande, però, è che si perda un patrimonio prezioso di competenze e saper fare. Secondo i dati di Unioncamere, nel 2024 il Piemonte ha perso 578 imprese artigiane. Un segnale preoccupante per il futuro del Made in Italy, che senza l’artigianato rischia di svuotarsi della sua anima più autentica. «Fare impresa in Italia – conclude De Santis – è oggi quasi proibitivo. Serve un intervento urgente e strutturale, altrimenti il rischio è che la crisi di liquidità diventi una crisi irreversibile di identità produttiva».
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