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IL CASO
22 Maggio 2025 - 15:27
Sette anni dopo la prima storica iscrizione e tre anni dopo il blocco imposto dalle prefetture, il Comune di Torino potrà nuovamente registrare all’anagrafe i figli di coppie lesbiche riconoscendo la doppia genitorialità: sia la madre biologica che quella intenzionale, che ha condiviso il percorso di procreazione medicalmente assistita e l’assunzione di responsabilità genitoriale. A riaprire la strada è la sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo l’articolo 8 della legge 40/2004, nella parte in cui negava il riconoscimento della madre intenzionale. L’annuncio è arrivato direttamente dal sindaco Stefano Lo Russo, che ha parlato di “un passo fondamentale per i diritti dei figli nati da famiglie composte da due mamme”.
“Questa decisione – ha dichiarato Lo Russo – dimostra la necessità che l’ordinamento riconosca i diritti di tutte le famiglie, nell’interesse dei minori e dei loro genitori. Come amministrazione torneremo a iscrivere all’anagrafe i figli e le figlie nati in Italia a seguito di Pma legittimamente svolta all’estero”.
La notizia segna un ritorno simbolico e concreto al punto di partenza: Torino è stata la prima città in Italia, nell’aprile 2018, a registrare un bambino con due madri. La decisione fu presa dall’allora sindaca Chiara Appendino (M5S) e riguardava la consigliera comunale Chiara Foglietta, oggi assessora alla Viabilità. Suo figlio Nicolò, concepito tramite procreazione assistita eterologa, fu inizialmente oggetto di un veto da parte dell’Anagrafe, poi superato con il riconoscimento della compagna come madre intenzionale.
“Non trovo altre parole se non dire che abbiamo vinto”, ha scritto oggi Foglietta, sottolineando come la sentenza parta proprio dal suo caso. “Noi per primi avevamo posto l’accento sui diritti del minore a vedersi riconosciuti, sin dalla nascita, da entrambi i genitori”. Il suo legale, l’avvocato Alexander Schuster, ha parlato di “giustizia dopo sette anni di battaglie”. Anche Chiara Appendino ha commentato con emozione la sentenza: “Da oggi tanti bambini in Italia sono più tutelati e tante mamme hanno più diritti e doveri nei loro confronti, com'è giusto che sia. Avevamo ragione noi: sono felice, emozionata e anche orgogliosa di aver contribuito, insieme al Comune di Torino, ad aprire questa strada”. Torino, che il 12 maggio 2023 ospitò al Teatro Carignano l’appello di oltre 120 sindaci italiani a favore dei diritti delle famiglie omogenitoriali, si conferma città guida su questi temi. E dal 18 al 27 giugno 2027 ospiterà l’Europride, rafforzando il suo ruolo di capitale dei diritti civili.
Non sono mancate, tuttavia, le reazioni critiche. Augusta Montaruli, vice capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, ha espresso perplessità rispetto agli effetti della sentenza:
“Ogni bambino ha una mamma ed un papà. Con la sentenza della Consulta di oggi, risulta ancor più urgente approfondire il tema della responsabilità genitoriale del donatore/genitore anche quando la fecondazione, illecita in Italia, venga fatta all'estero. Non si può pensare di sostituire un genitore, dunque il padre biologico, ledendo completamente il diritto del minore ad avere una figura maschile di riferimento”. Montaruli ha poi aggiunto che, nel rispetto della Corte, la sentenza non ha modificato la legge 40, sottolineando:
“Se diritto dei minori è quello di dover essere protetto, quello stesso diritto non può essere esonerare il padre biologico, ma rafforzare in Italia la sua responsabilità, i suoi diritti-doveri. Chi a sinistra esulta per il riconoscimento di diritti negati in Italia, non ha veramente a cuore le sorti dei bambini, a cui invece verrebbe negata la possibilità di avere un padre e una madre”.
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