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Referendum, Confartigianato Piemonte ne boccia quattro. Ecco perché

Il presidente Giorgio Felici: "Licenziare è l'ultimo dei nostri pensieri. Ma senza il Jobs Act assunzioni bloccate"

Referendum, Confartigianato Piemonte ne boccia quattro. Ecco perché

I referendum non aiutano le imprese artigiane, anzi rischiano di bloccare nuove assunzioni. Questa la posizione di Confartigianato Imprese Piemonte, che scende in campo nella campagna referendaria dell'8 e 9 giugno, una campagna che peraltro ha conosciuto finora pochi spunti (sia come discussione sia come posizioni politiche, a parte isolate polemiche nei giorni scorsi), al di là del sostegno di una parte del mondo sindacale. Dopo una riflessione sui contenuti e sulle possibili ricadute sul mondo dell’artigianato e delle pmi - si legge in una nota -, Confartigianato Piemonte si dichiara contraria ai primi quattro quesiti referendari, ritenendo che gli stessi presentino notevoli criticità per il tessuto produttivo che rappresenta". Vediamo perché.

Partiamo dal quinto quesito, quello su cui invece gli artigiani appaiono favorevoli, ossia quello relativo all'acquisizione della cittadinanza. "L’interrogativo deve essere affrontato da un punto di vista culturale e non ideologico e pur riconoscendo nella manodopera straniera qualificata un’opportunità, anche alla luce dell’attuale contesto demografico, ritiene imprescindibile l’accettazione e il rispetto delle regole e le usanze locali". Ossia, sì alla cittadinanza italiana in tempi più brevi ma a certe condizioni. "Al netto dell’esigenza di alcune aree politiche di garantirsi un elettorato futuro ci si aspetta, allo stesso modo, che gli immigrati sposino questi valori e li acquisiscano come capitali senza cercare di imporre i loro".

Per quanto riguarda gli altri quesiti, quelli bocciati dagli artigiani, sul primo ossia l'abrogazione del Jobs Act "licenziare è l’ultimo dei pensieri delle imprese - spiega il presidente di Confartigianato Piemonte, Giorgio Felici -, che semmai hanno bisogno di collaboratori in forma continuativa e a tempo indeterminato". Ma è chiaro che le norme che i promotori del referendum vorrebbero abrogare "hanno generato comunque una flessibilità che si è assestata nelle opzioni a disposizioni dell’imprenditore artigiano".  Stesso discorso per il secondo, ossia l'abrogazione della normativa che tutela le piccole imprese. Mentre il terzo quesito, ossia l'abrogazione della normativa sui contratti a termine "si configura come un ritorno a una disciplina eccessivamente formalistica, che non tiene conto della fisiologia produttiva delle imprese artigiane".  Infatti, "queste ultime, operando spesso in contesti di domanda variabile, necessitano di strumenti contrattuali flessibili, idonei a rispondere in modo tempestivo e legittimo a picchi stagionali, commesse improvvise o esigenze di sostituzione".

Il quesito sugli appalti, infine, estendendo la "responsabilità solidale anche al committente, per gli infortuni e gli illeciti commessi dal datore di lavoro appaltatore, è una misura che, pur animata da intenti condivisibili, presenta delle criticità per il mondo delle piccole imprese. L’effetto pratico sarebbe una drastica riduzione delle commesse e un incremento del contenzioso tra soggetti contraenti, scoraggiando la collaborazione tra imprese che costituisce, invece, un cardine del modello artigiano e cooperativo”.

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