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corso regina margherita

I bagni pubblici? Sono vietati ai disabili ma i piccioni possono entrare

In circoscrizione bocciata una mozione per la riqualificazione dell’area

I bagni pubblici? Sono vietati ai disabili ma i piccioni possono entrare

I bagni pubblici? Sono vietati ai disabili ma i piccioni possono entrare

Muri scrostati, finestrelle da cui entrano i piccioni. E la completa inaccessibilità alle persone con disabilità. Un degrado che ha doppia declinazione, quello che colpisce i bagni municipali di corso Regina Margherita 33. Da una parte la fatiscenza dell'edificio, dall’altra la condizione di esclusione di un servizio così essenziale a soggetti già di per sé fragili. 

 

Una doppia accusa nei confronti della struttura - dal 2008 concessa dalla Città all'Associazione volontari alpini della Protezione civile - sollevata dall'opposizione negli ultimi consigli della Circoscrizione 7.

 

«Lo stato di abbandono è evidente e la situazione, sia esterna che interna, è inaccettabile», ha denunciato la consigliera Patrizia Alessi (FdI), in un'interpellanza la scorsa settimana. 

 

«Inaccettabile che i diritti, spesso proclamati con enfasi, non trovino poi un riscontro concreto nella realtà quotidiana. L'accessibilità non è un optional», ha commentato invece la consigliera Daniela Rodia (Lega), dopo la bocciatura di una mozione avanzata lunedì per richiedere un intervento di riqualificazione sull’area, che la rendesse finalmente accessibile.

 

Il presidente della 7 Luca Deri si è “trincerato” dietro la nota fornita dall’assessore alle Politiche Sociali Jacopo Rosatelli, che aveva ribadito come gli interventi di manutenzione, sia ordinaria che straordinaria, fossero «in capo al concessionario». E come interventi di riqualificazione potessero essere giustificati solo «da cambio di destinazione o per nuove esigenze». Nessuna speranza di una “mano” cittadina, quindi.

«Alcune situazioni, soprattutto dal punto di vista estetico - ammette Deri - sono da migliorare, ma l'associazione fa il meglio che può e l'uso dei buoni doccia dal 2008 è passato dai 4500 a più di 10mila, segno che i bagni sono usati e sono comodi», si giustifica.

 

Ma come si può pensare che gli alpini, senza alcun incentivo, possano addossarsi spese di manutenzione così onerose (la stima è di non meno di 500mila euro)? Il rischio, piuttosto, è che “si tiri avanti finché si può”, mettendo una pezza fino alla fine della concessione. Nel frattempo gli utenti - senza disabilità - continueranno a fare il bagno coi piccioni.

 

 

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