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Tendopoli nel “salotto buono” di Torino: «Ora è piazza Palestina»

Torinesi e turisti si dividono sul presidio in piazza San Carlo. E il pompiere sventola la bandiera palestinese

Tendopoli nel “salotto buono” di Torino: «Ora è piazza Palestina»

I salotti buoni del centro diventano “piazza Palestina”: «Siamo autorizzati a manifestare in modo pacifico in solidarietà con quello che sta succedendo a Gaza» annunciano, a voce e con un comunicato stampa, i ragazzi che ieri hanno piantato le tende sotto il Caval ed Bronz, il monumento a Emanuele Filiberto che troneggia nel centro di piazza San Carlo.

Si tratta dell’ultima tappa di un presidio itinerante che dura da giorni in centro. Partito da piazza Palazzo di Città, si è poi spostato in piazza Castello e e infine nel salotto buono per eccellenza (anche se sono previste nuove tappe in piazza Carignano e piazza Bodoni). Proprio sotto gli occhi di torinesi e turisti: «Non ci vedo niente di male, è una protesta pacifica e le foto del monumento mi ricorderanno cosa sta succedendo in Medio Oriente» riflette Claudia, signora tedesca a Torino con la famiglia. Qualcun altro è stato meno accondiscendente ieri mattina, andando a criticare i ragazzi accampati e chiamando il 112 per rimuovere la bandiera della Palestina “infilata” nel monumento: così sono arrivati polizia locale e vigili del fuoco, con un pompiere che si è arrampicato sul Caval ed Bronz e ha tirato giù la bandiera. Non prima di averla sventolata, però (come si vede in un video pubblicato sulla pagina Instagram Torino Per Gaza).

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Intanto l’accampamento è rimasto dov’era, con tende, scritte, bandiere e cartelli: «Scendiamo in piazza nel modo più pacifico possibile, organizzando il presidio permanente di “piazza Palestina” - rivendicano “i ragazzi di piazza Castello”, come si firmano i manifestanti nella loro nota stampa. Il comunicato è stato inviato anche alla questura “ai sensi dell’articolo 18 del Testo unico delle leggi sulla pubblica sicurezza”, precisando che «ogni manifestazione non pacifica non è tutelata da questa comunicazione». E aggiungendo: «Per questo diciamo che siamo autorizzati: abbiamo riscontrato un atteggiamento estremamente positivo e collaborativo dalle forze dell’ordine, che riconoscono il valore civile e costituzionale della nostra iniziativa. E ce ne andremo solo quando finirà la guerra».

Fra ragazzi italiani e stranieri, una decina in tutto, c’è anche Awale Jeuray, 27enne ghanese balzato agli onori delle cronache a luglio 2024: era intervenuto per fermare un ladro marocchino che aveva strappato la collana a un anziano, a Porta Palazzo. Poi, due giorni dopo, gli amici dello scippatore avevano reincontrato Awale e lo avevano aggredito. Uno aveva addirittura tirato fuori una sorta di machete e gli aveva quasi tranciato la mano sinistra: «Il sindaco aveva promesso di aiutarmi ma io ora sono ancora senza casa e permesso di soggiorno» si sfoga ora il giovane ghanese.

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