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L'indagine
31 Maggio 2025 - 11:00
Immagine di repertorio
Un'inchiesta della procura di Torino ha portato alla luce un sistema di giocate compulsive al Lotto mai dichiarate orchestrato da un piccolo esercito di ricevitori pronti a tutto pur di incassare. Un giro di affari che non mirava ad arricchire, ma a tappare buchi, ripianare debiti e far fronte ad affari naufragati.
Il castello di carte è crollato nell'aprile 2021, quando in una ricevitoria della zona San Paolo di Torino le vincite arrivavano a pioggia, tutte insieme, tutte nello stesso posto. In sei giorni, sono stati incassati oltre 200 mila euro. A Roma, all'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, è stato inviato un esposto in procura. È scattata così l'inchiesta che ha coinvolto la Guardia di Finanza. Un finanziere in borghese si è presentato come cliente, ha fatto qualche giocata, ha osservato e annotato. I terminali sono stati sequestrati, ma non è bastato. Quegli stessi dispositivi, o meglio, i loro "cloni", sono riapparsi altrove, in altre tabaccherie con altri intestatari.
L'indagine, coordinata dalla pm Fabiola D'Errico, ha portato all'accusa di peculato. I tabaccai, in quanto concessionari pubblici, gestiscono soldi dello Stato e quei soldi, derivanti dalle giocate mai versate a Lottoitalia, sarebbero stati trattenuti per fini personali. Gli indagati si chiudevano dentro la tabaccheria e giocavano senza sosta, poi incassavano e non versavano. Il meccanismo, come scrive la procura, si reggeva su giocate fittizie, fideiussioni false, terminali dati "in prestito" da amici compiacenti.
Ora, in nove rischiano il processo. Durante l'udienza preliminare, tre imputati, difesi dalle avvocate Stefania Pignochino e Mirella Miano, hanno chiesto di essere ammessi alla messa alla prova. Gli altri stanno preparando la loro linea difensiva.
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