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Il caso
05 Giugno 2025 - 07:00
Tutto è cominciato per un monopattino. Prestato e mai restituito. Anzi, rivenduto per comprarsi una dose di droga: «Poi mi hanno tenuto sequestrato per un giorno e mezzo dentro le piscine Sempione» ha raccontato quel 34enne torinese ai poliziotti che, lunedì, sono entrati negli spazi da anni in balia di spacciatori e disperati. Gli agenti lo hanno ascoltato e poi hanno arrestato i suoi aguzzini: così un 46enne, un 31enne e un 22enne, tutti italiani senza fissa dimora, sono finiti in manette con l’accusa di sequestro di persona.
In attesa della convalida dell’arresto, per adesso la ricostruzione è basata sul racconto del 34enne, che abita poco lontano dall’ex impianto sportivo compreso fra via Toscanini e corso Venezia. E che, a quanto pare, abita poco lontano. Ma lì dentro passa molte ore del giorno, non solo per questioni di droga: a quanto pare, la vittima del sequestro “collabora” da tempo con uno degli autori. Gli farebbe addirittura da autista, guidando il suo furgone (perché l’altro ha la patente sospesa). Ed è proprio a bordo del furgone che sarebbero iniziati i problemi: «Eravamo in corso Grosseto e mi ha chiesto di scendere - ha raccontato il torinese agli agenti dei commissariati Barriera di Milano, Madonna di Campagna e San Donato, che lunedì sono entrati alla Sempione per un controllo - Mi ha lasciato il suo monopattino e mi ha detto di usarlo per tornare a casa. Poi glielo avrei restituito alla Sempione».
Il problema è che il mezzo si sarebbe scaricato nel giro di pochi metri. E che, soprattutto, il 34enne aveva bisogno di soldi per la droga. Quindi non si è fatto molti scrupoli e ha deciso rivendere il monopattino: «Poi, quando sono tornato alle piscine, mi hanno preso e mi hanno tenuto bloccato lì. Mi hanno urlato: “Non esci di qui finché non ci riporti il monopattino o i soldi che hai guadagnato”». E così, stando a quanto riferito la presunta vittima, lo hanno tenuto un giorno e mezzo senza dargli la possibilità di alzarsi, bere e mangiare. Bloccato solo con la forza delle minacce, senza utilizzare armi o corde per legarlo. Fino a quando, lunedì pomeriggio, i poliziotti sono arrivati per l’ennesimo blitz. Lo hanno visto lì in un angolo, spaventato e debilitato. Lo hanno preso da parte e lui si è aperto raccontando tutto quello che gli era successo. Tutto ancora da verificare ma sufficiente per arrestare i tre uomini accusati del sequestro di persona.
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