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IL FATTO

In 150mila per il Pride tra canti, balli, politica: allontanate le femministe francesi di Nemesis

Tra le novità di quest’anno, il miglioramento dello spazio di decompressione per persone neurodivergenti

In 150mila  in centro per il Pride tra canti, balli, politica: contestate le femministe francesi di Nemesis

Oltre 150mila persone per l’edizione 2025 del Torino Pride, quest’anno ha sfilato sotto lo slogan “Senza esclusione di corpi”. La parata ha visto la partecipazione di 22 carri e più di 50 realtà, tra associazioni, istituzioni e gruppi privati. A guidare l’evento il coordinatore del Torino Pride, Luca Minici: «Il Pride è comunità, è rabbia, è festa: in oltre 50 anni la nostra comunità non è mai stata distrutta». Tra i rappresentanti istituzionali presenti, anche l’assessore comunale al Welfare, Jacopo Rosatelli, che ha sfilato con la fascia tricolore in testa al corteo.


«Il Pride è l’orgoglio della città», ha affermato, ricordando con entusiasmo che Torino ospiterà l’EuroPride 2027, evento continentale di riferimento per la comunità LGBTQIA+.
Non sono mancate voci critiche all’interno dello stesso Pride. Presente anche il collettivo femminista francese Nemesis, con uno striscione che recitava: “Chiamano femminismo l’utero in affitto: affittare i poveri per consegnare ai ricchi”. Le attiviste hanno ribadito la loro posizione critica nei confronti della gestazione per altri, definendola «una commercializzazione del corpo della donna» incompatibile con i valori femministi. «La convergenza delle lotte con il movimento LGBT non è possibile quando a pagarne il prezzo sono i diritti delle donne», hanno dichiarato dal corteo.

Poi sono state allontanate dalla Digos, sembrerebbe che alcuni partecipanti le abbiano insultate.
Tra le novità di quest’anno, il miglioramento dello spazio di decompressione per persone neurodivergenti, segnalato positivamente da MaiUltimi, collettivo che si batte per i diritti delle persone con disabilità e fragilità.
Nonostante la partecipazione massiccia e il clima di festa, non sono mancate polemiche, soprattutto sui social. «Non c’è bisogno di vestirsi in modo ridicolo o succinto. Il Pride nasceva per i diritti, ora sembra una via di mezzo tra il Kappa Futur Festival e la Street Parade di Zurigo», si legge in uno dei commenti più condivisi.

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