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Lavoro & crisi
12 Giugno 2025 - 10:35
A Torino, l’industria dell’auto continua a vivere giorni difficili. La crisi dell’indotto sembra ormai una costante quotidiana: tra nuovi annunci di cassa integrazione, siti industriali che chiudono i battenti – come la Te Connectivity di Collegno, che ha cessato definitivamente l’attività l’11 giugno – delocalizzazioni come quella di Magna a Rivoli, vendite come quella delle Officine Vica passate a un gruppo cinese, o casi di mancata reindustrializzazione, come per lo stabilimento Lear di Grugliasco.
In questo contesto già fragile, è arrivata una notizia pesante: Magneti Marelli, storico colosso della componentistica auto italiana, ha presentato istanza di fallimento secondo la normativa americana. Fondata nel 1919 da Giovanni Agnelli ed Ercole Marelli, l’azienda – per decenni parte dell’universo Fiat e poi ceduta nel 2019 da FCA ai giapponesi di CK, fino al passaggio al fondo statunitense KKR – ha chiesto la protezione del Chapter 11 presso il tribunale del Delaware.
Il colosso, che realizza circa 10 miliardi di ricavi, è specializzato in sistemi di illuminazione e interni per automobili. A Venaria, alle porte di Torino, possiede due stabilimenti e un centro di ricerca, dove lavorano quasi 1.600 persone (su un totale di 6.000 occupati in Italia). Ma la società è gravata da un debito superiore ai 4 miliardi di euro e da tempo si erano aperte trattative con il gruppo indiano Motherson per una possibile acquisizione.
L’istanza di fallimento, formalizzata l’11 giugno, rappresenta un passaggio necessario per poter procedere con la ristrutturazione del debito. Secondo quanto comunicato, circa l’80% dei creditori ha già aderito all’accordo che dovrebbe permettere a Marelli di rafforzare la propria liquidità e avviare un nuovo percorso di vendita, probabilmente verso un gruppo industriale ancora da definire.
I sindacati, nel frattempo, seguono con attenzione gli sviluppi. Enrico Dettori della Fim Cisl ha spiegato che la richiesta del Chapter 11 era un passaggio obbligato per far fronte alla crisi finanziaria dell’azienda. Ha aggiunto che, nonostante le difficoltà del comparto automobilistico, Magneti Marelli rimane una realtà solida e all’avanguardia nel panorama nazionale, e come tale va salvaguardata.
Intanto, per oggi è previsto un primo confronto tra le organizzazioni sindacali e i vertici aziendali. Il 19 giugno ci sarà un incontro presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit). L’apprensione è forte, soprattutto per i siti piemontesi, dove oltre agli stabilimenti si trova anche il centro di ricerca e sviluppo, da sempre cuore dell’innovazione per l’azienda.
Secondo Toni Inserra della Fiom Cgil, la crisi che colpisce Marelli va letta anche alla luce della situazione di Stellantis, ex Fiat, che continua a influenzare pesantemente il destino dell’intera filiera automobilistica in Italia e in Piemonte. Inserra ha espresso preoccupazione non solo per i 1.600 dipendenti torinesi di Marelli, ma per l’intero settore, che – ha affermato – «sta uscendo di strada».
In una nota congiunta, i sindacati Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcfr hanno fatto sapere di aver ottenuto un incontro urgente con l’azienda, ma di ritenere indispensabile l’apertura di un tavolo istituzionale presso il Mimit, chiedendo al governo di intervenire direttamente per seguire da vicino l’evolversi della situazione.
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