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Il caso
02 Luglio 2025 - 13:01
Piazza Adriano dice addio a Camurati: la grande profumeria chiude l’1 giugno
Sono rimasti in sei i dipendenti senza un futuro certo del punto vendita di piazza Adriano chiuso lo scorso 30 maggio. Due sono già in pensione. “Siamo in balìa del nulla”, dice Cinzia, una dei lavoratori della “Camurati profumi” - la catena tutta torinese di profumerie, nata nel 1930 da Roberto Camurati - che nel punto vendita appena venduto aveva lavorato per quarant'anni. Dopo l’annuncio della chiusura del centro di qualche mese fa e già qualche anno di cassa integrazione per i dipendenti - che al momento stanno smaltendo le loro ferie - i sindacati non ci stanno al patto di solidarietà prospettato dall’azienda.
Le motivazioni le hanno spiegate in commissione Commercio questa mattina. “Non siamo nelle condizioni di attivare l’ammortizzazione sociale in primis perché non è corretto, in questi casi, usare fondi pubblici. E poi perché in quel punto c’erano allocati solo otto dipendenti. Ora ce ne sono sei, che possono essere tranquillamente riallocabili negli altri punti vendita”, afferma Luca Sanna, funzionario della UilTuCs.
Insieme a lui ci sono Matteo Rossi (Fisascst Cisl) e Stefania Trovato (Cigl). Non sul piede di guerra ma quasi, dal momento che, mentre lo storico punto vendita di Cenisia si svuotava, uno nuovo in via Cavour, a Moncalieri, sorgeva lo scorso dicembre. Aggiungendosi agli altri preesistenti di via De Sonnaz e strada Settimo, a San Mauro Torinese. E il centro appena venduto sembra sarà sostituito da un ristorante cinese, con sopra un casalinghi: “Lo stesso accordo creato a Settimo”, spiega Trovato, poiché l'acquirente sarebbe lo stesso proprio di fianco al Camurati di Settimo (che ne aveva acquisito anni prima una porzione a seguito di ridimensionamento).
“Rileviamo tante incongruenze - incalza invece Sanna -, mentre denunciavano la crisi e usavano il Fis (Fondo d’Integrazione Salariale, ndr), aprivano un nuovo punto vendita. Per averlo fatto presente ci hanno diffidato, minacciando la denuncia”. Un dialogo anche poco ortodosso nel corso degli ultimi tempi: “Riceviamo telefonate dai dipendenti, spinte dall’azienda, dove i lavoratori dicono che se non facciamo l’accordo non sapranno come mangiare”, continua Sanna. “Una storia italiana - rileva affranta la consigliera Ludovica Cioria (Pd) - dove si privatizzano i profitti e socializzano le perdite.”
Oggi tra i tre punti vendita attivi e quello morente di piazza Adriano ci sono 30 dipendenti. E quattro, dopo due pensionamenti e due dimissioni volontarie, dipendenti “in esubero”. “Chiediamo che si trovi per loro una soluzione alternativa al Fondo sociale”, dice Rossi.
L’assessore al Commercio Paolo Chiavarino risponde, per il momento, con la proposta di mediazione con l’attuale proprietario: Camurati “junior”, Raimondo, figlio del fondatore Roberto, con cui ci diceva non corresse buon sangue e che pare, proprio per questo, si volesse “liberare” del punto di Cenisia. “Camurati è stato un punto di riferimento, le sue scelte sono legittime, anche se alcuni aspetti emersi oggi danno adito a perplessità”, commenta Chiavarino.
"Su Camurati l’Amministrazione non resti a guardare. Mala gestione aziendale e assenza di strategie hanno portato alla crisi: servono iniziative concrete per tutelare i lavoratori", sottolinea invece il vicecapogruppo di Forza Italia Domenico Garcea.
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