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Il caso
04 Luglio 2025 - 12:05
Immagine di repertorio
È in corso davanti al Tribunale di Torino un processo a carico di un uomo oggi trentacinquenne, accusato di violenza sessuale nei confronti di una ventenne. I fatti risalgono alla notte tra il 1° e il 2 marzo 2018, durante una festa privata in un appartamento di Pinerolo. Secondo la ricostruzione della procura, l'imputato avrebbe approfittato della vulnerabilità della giovane, addormentatasi sul divano, per compiere atti sessuali non consenzienti.
Entrambi erano ospiti a casa di un amico comune, riuniti per celebrare l’inizio di un nuovo incarico lavorativo dell’uomo, che avrebbe dovuto partire a breve per l’estero. La giovane ha riferito di essersi ritrovata a dormire sul divano insieme all’imputato e di essere stata svegliata quando quest’ultimo l’avrebbe immobilizzata, baciata con forza e tentato di spogliarla, fino a cercare di avere un rapporto sessuale completo. La ragazza ha dichiarato di essersi sottratta fisicamente all’aggressione, riparandosi in bagno, da dove ha inviato un messaggio a un amico per raccontare l’accaduto.
L’imputato, sottoposto a esame durante l’udienza, ha fornito una versione diversa: ha dichiarato che il contatto fisico era iniziato consensualmente e che la ragazza aveva inizialmente ricambiato i baci. Solo successivamente, a suo dire, lei avrebbe espresso disagio e chiesto di fermarsi, momento in cui lui si sarebbe allontanato. Ha negato qualsiasi coercizione.
Durante il dibattimento è stato ascoltato anche il proprietario dell’abitazione, amico dell’imputato, che ha dichiarato di non essersi accorto di nulla di anomalo la mattina successiva: “Ci siamo svegliati tardi e abbiamo giocato alla PlayStation”, ha detto in aula.
Diversa la testimonianza della madre della ragazza, che ha descritto un comportamento insolito della figlia al rientro a casa: indossava una sciarpa nonostante fosse all’interno e mostrava lividi sul collo. I successivi esami medici hanno rilevato abrasioni nella zona genitale ed ematomi nella zona clavicolare e cervicale. Il pubblico ministero Fabiola D’Errico ha chiesto conto di tali riscontri clinici, che l’imputato ha attribuito a “effusioni intense”, negando ogni forma di violenza.
La giovane è parte civile nel procedimento ed è assistita dall’avvocata Francesca Bodo Corona. L’istruttoria è ormai giunta alla fase conclusiva. La sentenza è attesa nei prossimi mesi. Il caso rientra in un contesto giuridico più ampio, in cui la prova testimoniale, gli elementi medici e le ricostruzioni soggettive sono oggetto di confronto nel quadro delle garanzie processuali previste per reati di natura sessuale.
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