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IL CASO

Caldo, angoscia e silenzio: la disperazione delle detenute torinesi

Particolarmente critica è la situazione nelle sezioni dinamiche, dove convivono persone con problemi mentali senza un presidio medico adeguato

Caldo, angoscia e silenzio: la disperazione delle detenute torinesi

Il caldo e gli spazi non regolamentari rendono il clima incandescente», scrivono alcune detenute del Padiglione Femminile del carcere di Torino in una lettera aperta in cui denunciano le difficili condizioni di vita all’interno della struttura.
Le firmatarie raccontano di sovraffollamento, letti a castello imposti in ambienti ristretti e di un clima di tensione che spesso sfocia in liti con conseguenze disciplinari. Le donne segnalano inoltre la mancata osservanza di una graduatoria per il lavoro interno e un regime che viene percepito come «afflittivo» anziché riabilitativo. Un altro disagio riguarda la chiusura anticipata delle celle: mezz’ora prima alla sera e per un’ora durante la distribuzione del vitto.
Le detenute sottolineano che, nonostante ripetute richieste di incontro, la direzione del carcere non ha mai fornito risposte, e anche gli interventi della garante comunale non hanno portato risultati.


Particolarmente critica è la situazione nelle sezioni dinamiche, dove convivono persone con problemi mentali senza un presidio medico adeguato, rendendo questi spazi «a dir poco ingestibili». Le detenute concludono la lettera con un appello: «Chiediamo di essere ascoltate e che venga risolta la situazione, perché qua dentro non si vive più».

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