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IL FATTO

Blitz nel carcere: telefonini, droga e coltelli nelle celle, 6 detenuti coinvolti

E la carenza di agenti mette a dura prova lo svolgersi delle attività programmate

Blitz nel carcere: telefonini, droga e coltelli nelle celle, 6 detenuti coinvolti

Due cellulari nascosti, uno dei quali attaccato alla presa sotto un televisore. Un microtelefono, stupefacente da fumare, psicofarmaci custoditi irregolarmente, grappa artigianale fermentata in un secchio, un coltello rudimentale.
È il bilancio della perquisizione straordinaria eseguita all’alba di ieri nel Padiglione B del carcere Lorusso e Cutugno di Torino dalla polizia penitenziaria.
L’intervento è stato coordinato dagli ispettori e ha interessato le celle di sei detenuti: tre italiani, un rumeno e due di origine marocchina. La droga è stata trovata all’interno della stanza condivisa da due italiani, insieme alla grappa autoprodotta. Si tratta di cannabis: l’erba era sul tavolo, poggiata quasi in bella vista.
I cellulari, smartphone moderni, tra gli ultimi usciti sul mercato, nella stessa cella. Sequestrati anche cinque cavi USB e una lama rudimentale, descritta come un coltello “artigianale”, 20 centimetri di metallo su un manico prodotto con materiali di recupero.
Oltre al materiale proibito, gli agenti hanno trovato accumuli di psicofarmaci non regolarmente detenuti, segnalando una criticità ormai ricorrente nella gestione sanitaria e di sicurezza all’interno dell’istituto.
Il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci, ha espresso «vivo apprezzamento» per l’intervento: «Nonostante la cronica carenza di organico e mezzi, gli agenti dimostrano ogni giorno professionalità e senso del dovere», ha dichiarato. «Ci auguriamo che questa operazione riceva il giusto riconoscimento». Solo il giorno prima, nella Casa Circondariale era in programma la proiezione di un film documetario. Ospite, il regista dell’audiovisivo. Che quando si è presentato, ha dovuto attendere due ore per sentirsi dire «che non era possibile vedere il film: i giorni scorsi il carcere ha vissuto “momenti turbolenti” e non c’era comunque abbastanza personale, tra i poliziotti in servizio in quel momento, per svolgere le attività previste come da programma».

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