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le sigarette ed il loro costo
13 Luglio 2025 - 11:40
In un’Italia dipendente dal fumo, Torino si distingue come modello positivo. Secondo i dati diffusi dal Sistema di sorveglianza PASSI, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, nel capoluogo piemontese fuma poco più di un adulto su cinque (21,6%) — unico tra le otto città analizzate ad attestarsi sotto la media nazionale del 22%.
Un risultato che assume ancora più valore se confrontato con realtà come Ravenna, dove la percentuale di fumatori sale al 32,6%, o Napoli e Roma, che superano entrambe il 29%. Anche Milano, spesso associata a un alto standard di qualità della vita, si ferma più in basso rispetto a Torino, con il 27,8% di fumatori.
Ma chi fuma di più? Sono i giovani stessi, o le persone adulte? Il fenomeno infatti, non è omogeneo all’interno delle diverse fasce d’età. A Torino, come anche a Roma, la percentuale più alta di fumatori si registra tra i 26 e i 35 anni, mentre in città come Milano e Cagliari preoccupa la diffusione tra i più giovani (18-24 anni), in una fascia in cui la sensibilizzazione è ancora troppo debole.
A preoccupare gli esperti, però, è l’assenza di dati sugli under 18, “terra di caccia delle multinazionali del tabacco”, come denuncia Vincenzo Zagà della Società Italiana di Tabaccologia. Una fascia spesso dimenticata dalle rilevazioni statistiche, ma cruciale per la prevenzione.
Se Torino vanta il tasso di fumatori più basso tra i capoluoghi analizzati, lo deve anche alla maggiore cultura del rispetto delle regole. Il 95% dei cittadini dichiara di percepire il rispetto dei divieti di fumo nei locali pubblici — un dato superiore alla media nazionale (90%) e in linea con altre città virtuose come Milano e Cagliari. Una realtà ben diversa da quella di Napoli (79,8%) e Bologna (89%), dove le regole sembrano essere meno efficaci nei luoghi chiusi come bar, cinema e ristoranti.
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