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alla scoperta delle montagne
17 Luglio 2025 - 12:30
A pochi chilometri da Torino, isolato e apparentemente spoglio, si erge il Monte Musinè, una vetta di 1150 metri che da secoli alimenta storie di luci misteriose, rituali arcani, leggende pagane e ipotesi su presenze extraterrestri. Più che una montagna, dal panorama stupendo il Musinè è diventato un luogo simbolico, punto d’incontro tra natura, storia, religione e ignoto.
Il Musinè si distingue già a colpo d’occhio: isolato rispetto alle altre cime alpine e spesso avvolto da una coltre di foschia, ha un aspetto brullo e inospitale, soprattutto verso la vetta. Qui, stranamente, la vegetazione si arresta bruscamente oltre gli 850 metri, e ogni tentativo di rimboschimento si è rivelato fallimentare: gli alberi piantati muoiono nel giro di una stagione. Alcuni lo attribuiscono al tipo di suolo, altri a forze sconosciute che agiscono in quota.
Tra i racconti più celebri associati al Musinè ci sono quelli legati agli avvistamenti UFO. Uno dei più noti risale al 1978, quando due escursionisti videro una luce intensa provenire da una radura. Uno dei due scomparve misteriosamente e venne ritrovato ore dopo in stato di shock, con segni di bruciature. Dichiarò di essere stato sollevato da esseri sconosciuti scesi da un veicolo di forma oblunga. Entrambi soffrirono in seguito di congiuntivite.
Nel 1996, un altro avvistamento: due escursionisti riferirono di aver osservato per oltre 15 minuti un oggetto cilindrico dai riflessi giallo-verdi, fluttuante su un cuscino di luce. All’interno, visibili attraverso due cupole trasparenti, si muovevano sagome umanoidi.
Ma già nel 966 d.C. si raccontava di strani fenomeni luminosi: “travi e globi di fuoco” che illuminavano la Val Susa come se fosse in corso un incendio. Da allora, le segnalazioni non si sono mai del tutto interrotte.
Sulla cima del monte sorge una croce bianca di cemento armato alta 15 metri, eretta nel 1901 per commemorare la presunta apparizione della frase "In hoc signo vinces" all’imperatore Costantino, evento che avrebbe segnato la sua conversione al Cristianesimo.
Nel 1973, comparve poco distante una misteriosa lapide metallica con un messaggio criptico:
“Qui è l’ultima antenna dei sette punti elettrodinamici che, dal proprio nucleo incandescente vivo, la terra tutta respira…”
Sotto, un elenco di entità spirituali: Gesù, Maometto, Buddha, Confucio, Gandhi, Abramo. La lapide invitava alla costruzione del pensiero come atto creativo. Scomparve misteriosamente anni dopo, ma nel 1984 fu rimpiazzata da una copia identica, cementata alla base della croce da un gruppo di esoteristi.
Il Musinè è da sempre associato a riti pagani, in particolare celtici. Ancora oggi si trovano coppelle rituali scavate nella roccia, incisioni legate al ciclo lunare e tracce di cerimonie recenti. Si racconta che le masche – streghe piemontesi – venissero qui a raccogliere erbe magiche, a danzare nude sotto la luna e a compiere riti propiziatori.
Le comunità moderne che si riconoscono nella spiritualità neopagana vedono nel monte un luogo sacro: le energie della terra, le fasi lunari e la ciclicità naturale vengono qui celebrate in modo viscerale e simbolico. La montagna diventa così una porta tra i mondi, punto d’accesso ad altri piani dell’esistenza.
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