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Economia

Dazi e incertezze globali pesano sull’export piemontese, ma le imprese continuano a investire

Marco Gay: «Non vi nascondiamo che siamo molto preoccupati per i dazi»

Dazi e incertezze globali pesano sull’export piemontese, ma le imprese continuano a investire

Marco Gay, presidente dell’Unione Industriali Torino

Lo spettro dei dazi internazionali torna a preoccupare le imprese piemontesi, che rallentano le aspettative di crescita per il terzo trimestre dell’anno. L'incertezza è palpabile, e questo non aiuta i possibili ricavi dall'export. È quanto emerge dall’ultima indagine congiunturale dell’Unione Industriali Torino, realizzata su un campione di circa 1.200 aziende manifatturiere e dei servizi a livello regionale.

Sebbene il clima di fiducia complessivo rimanga positivo, soprattutto in alcune aree come Torino e nel comparto dei servizi, il dato sull’export segna una flessione del -6,1% su base regionale e -7,8% nel solo settore manifatturiero. Una tendenza che riflette le tensioni sul commercio internazionale, aggravate dalle recenti politiche protezionistiche e dall’inasprimento dei dazi tra blocchi economici globali. «Non vi nascondiamo che siamo molto preoccupati per i dazi – ha dichiarato Marco Gay, presidente dell’Unione Industriali Torino – però vedere che c’è tanto investimento importante da parte dell’industria ci rasserena».

Un leggero ottimismo che si riflette nei dati sull’utilizzo degli impianti, stabile al 77%, e nella propensione a investire, che coinvolge quasi il 75% delle imprese, con una crescita degli investimenti in nuovi impianti (+1 punto rispetto a marzo). A Torino in particolare, il 25,4% delle aziende ha in programma spese significative, confermando una strategia di medio-lungo periodo che punta a mantenere competitività nonostante le turbolenze esterne. L’effetto dei dazi si fa sentire soprattutto tra le imprese più orientate all’export. Le aziende che destinano oltre il 30% del proprio fatturato ai mercati esteri mostrano attese nettamente negative: -10,7% per la fascia 30–60% e -7,8% per quelle oltre il 60%. Al contrario, le imprese con un’esposizione inferiore al 10% si dicono più ottimiste (+5,2%).

La fotografia scattata dal Centro Studi dell’Unione Industriali mostra un sistema economico a due velocità. Il terziario mantiene un passo espansivo, soprattutto nei servizi alle imprese (+26,2%) e nell’ICT (+24,2%). Diversa la situazione nel manifatturiero, dove produzione, ordini e redditività restano in territorio negativo. I settori più colpiti: automotive, metallurgia, tessile e cartario. Nonostante il quadro complesso, Torino tiene: attese positive per produzione (+6,3%), ordini (+5,2%) e occupazione (+9,9%), in miglioramento rispetto a marzo. Anche la manifattura torinese mostra segnali di ripresa, con un saldo ottimisti/pessimisti tornato positivo (+5,5%).

Il mondo produttivo piemontese chiede ora risposte chiare dalla politica, in particolare dalle istituzioni europee. «Mai come in questo momento è urgente che l’Europa ci indichi traguardi e obiettivi concreti – ha detto Gay – di cui l’industria sia il centro e il motore, e la politica industriale un concreto strumento per crescere, malgrado le difficoltà».

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