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Inflazione, stangata sui prezzi degli alimentari. Il caffè a +21%, per la frutta +7,7%

L’allarme delle associazioni consumatori: «Riempire il carrello della spesa costa 337 euro in più l’anno»

L’allarme delle associazioni consumatori: «Riempire il carrello della spesa costa 337 euro in più l’anno»

L’allarme delle associazioni consumatori: «Riempire il carrello della spesa costa 337 euro in più l’anno»

L’inflazione torna a correre e gli effetti si vedono soprattutto sul nostro carrello della spesa, con aumenti che a una famiglia arrivano a costare mediamente 337 euro in più in un solo anno solo per mangiare.

A segnalare l’inversione dell’indice nel mese di giugno è l’Istat, che fissa, al lordo dei tabacchi, un aumento dello 0,2% su maggio e dell’1,7% rispetto a giugno 2024. Una corsa all’insù dei prezzi “guidata” proprio dagli alimentari. Insomma, l’Istat certifica ciò che i consumatori avevano già percepito sulla propria pelle andando a fare la spesa al supermercato: comprare frutta, verdura, carne, formaggi diventa sempre più dispendioso, mentre gli stipendi restano tristemente al palo.

Nel dettaglio, l’Istat spiega che il rialzo si è verificato soprattutto per effetto dell’accelerazione tendenziale dei prezzi degli alimentari non lavorati, con rincari passati dal +3,5% al +4,2%. A Torino, secondo l’Ufficio di Statistica della Città, i beni alimentari sono saliti del 2,9%, con una impennata negli ultimi mesi visto a gennaio eravamo “solo” al 1,6%. A impressionare è soprattutto l’aumento di caffé, the e cacao: +21,3% in un anno. A seguire frutta (+7,7%), carne (+4,1%), latte, formaggi e uova (+ 3,7%). A scendere, e di tanto, sono solo oli e grassi che registrano un -8,6%. Dando un’occhiata anche ai non alimentari, spiccano il +17,6% per la fornitura dell’acqua, il +5,9% per l’energia elettrica, il +6,7% per la raccolta rifiuti e il +3,2% per i tabacchi mentre scendono solo il gasolio per riscaldamento (-8,7%), i combustibili solidi (-3,2%) e il gas (-1,3%). Dati, questi ultimi, su cui pesa però la “fiammata” verso l’alto avuta dal settore negli anni scorsi a causa della guerra in Ucraina. Scende, in realtà, anche il vino (-2,1%): almeno ci costerà meno bere per scordare che stiamo diventando tutti più poveri...

Dati che non possono fare altro che allarmare le associazioni consumatori. L’Unc parla di «dati pessimi» e si dice preoccupata soprattutto per il continuo rialzo delle spese obbligate degli italiani: si tratta infatti, secondo il presidente Massimiliano Dona, di «aumenti che di mese in mese non sembrano astronomici, ma che sommati determinano una stangata sempre maggiore per le famiglie, specie per le fasce meno abbienti, trattandosi di spese non rinviabili». In sostanza, in Italia l’inflazione comporta, per una coppia con due figli, un aumento complessivo della spesa pari a 630 euro: di questi, 337 se ne vanno per il carrello della spesa.

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