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L'accordo

Stellantis, Sigit vola in Algeria: un altro pezzo di Piemonte parte

La storica azienda torinese fornirà componenti dallo stabilimento Fiat algerino di Tafraoui

Stellantis, Sigit vola in Algeria: un altro pezzo di Piemonte parte

Un altro pezzo della filiera automobilistica piemontese prende la via dell’estero. Sigit, storica azienda torinese specializzata nella produzione di componenti plastici per auto, avvierà la produzione in Algeria per conto di Stellantis, a supporto dell’impianto Fiat di Tafraoui, nei pressi di Orano. Un accordo per il gruppo automobilistico che rientra nei recenti investimenti nel paese Nordafricano, che però lascia l’amaro in bocca in Piemonte, con la sua importante filiera. L’intesa, firmata durante il vertice bilaterale Italia-Algeria tenutosi a Roma nei giorni scorsi, è stata annunciata con entusiasmo come simbolo della cooperazione economica tra i due Paesi. Stellantis El Djazair, la filiale algerina del gruppo, ha sottolineato che si tratta di un passo importante nel processo di localizzazione industriale in Nord Africa, con l’obiettivo di creare una rete di fornitori in loco in grado di coprire oltre il 30% del contenuto dei veicoli prodotti in Algeria.

Sembra però che ci sia un grande paradosso: mentre si aprono stabilimenti e si attivano forniture all’estero, in Italia la produzione frena bruscamente. Secondo l’ultimo report Fim-Cisl, nei primi sei mesi del 2025 la produzione del gruppo Stellantis nel nostro Paese è calata del 26,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le autovetture hanno segnato un crollo del 33,6% e nessuno degli stabilimenti italiani risulta in crescita.

Nel frattempo, il Piemonte continua a essere "smontato". Sigit è uno dei nomi storici del territorio, con competenze specialistiche. Il suo trasferimento operativo in Algeria non significherebbe solo spostare macchinari e personale, ma anche privare l’ecosistema industriale piemontese di un pezzo importante della sua filiera. I sindacati esprimono preoccupazione per questo possibile esito, che comporterebbe non solo una crisi per Torino, ma arriverebbe a colpire l'intera nazione.

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