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Il Borghese

Dazi: da Stellantis al vino, 9.000 posti di lavoro a rischio

L'impatto sull'economia piemontese dopo l'accordo di von der Leyen. Gli industriali e le Pmi contro l'Europa

Da Stellantis al vino, ecco quanto ci costano i dazi al 15%

Un miliardo di euro e 9mila posti di lavoro in pericolo, di cui 5mila solo nell’agroalimentare. Eccolo il conto, per l’economia piemontese, dei dazi USA “contrattati” dalla presidente UE Ursula von der Leyen e che entreranno in vigore dal 1° agosto. E sono stime, perché il calcolo reale non è fattibile. O, almeno, i vari soggetti coinvolti - dagli industriali alle Pmi al settore agricolo - non sono ancora in grado di farlo. Dunque, le reazioni di settore sono politiche e non matematiche, per così dire.

Per capire come il “bazooka” della von der Leyen si sia rivelato una pistola ad acqua, partiamo da alcune cifre dell’economia piemontese: l’export piemontese verso gli USA vale 5,05 miliardi di euro (dato del 2024), a fronte di 66,7 miliardi del totale italiano; l’export piemontese dal 2018 è cresciuto del 19%, a fronte di un 53% del dato nazionale, e comunque molto meno di altre regioni italiane.

Ora l’ipotetica tariffa del 15% imposta dagli USA è in realtà una media: nel senso che per alcuni settori è una buona notizia - per esempio all’automotive era stato prospettato un 27,1% - ma per altri è una dura stangata. Al momento, infatti, i dazi verso gli USA erano attorno all’1%. E le reali imposizioni verranno ancora definite in settimana: il settore agricolo e quello vinicolo in particolare sembrano i maggiormente esposti con perdite stimate per 200 milioni di euro.

Per l’automotive, la valutazione si fa su Stellantis, dal momento che fino a poco tempo fa Mirafiori esportava il 90% della sua produzione e la Fiat 500e era nata proprio per il mercato americano. Oggi, il ceo Antonio Filosa, nella relazione finanziaria e nella call con gli analisti, svelerà la guidance per il 2025: secondo gli analisti sarà ancor più al ribasso, così come per tutto il settore. Significherà rivedere i piani produttivi per Mirafiori?

Per il presidente dell’Unione Industriali, Marco Gay, «i dazi sono frutto di una trattativa che impone che l'Europa faccia l'Europa, che vuol dire iniziare ad abbattere i dazi interni alla Ue. Credo che in questo momento sia prioritaria la firma del Mercosur perché è una parte fondamentale per implementare le esportazioni. Noi siamo un territorio ad altissima vocazione di export e quindi aprire nuovi settori, nuove strade, nuovi paesi, che è quello che le imprese fanno tutti i giorni, deve essere una strategia europea».

Per Giovanni Genovesio, presidente di Cna, la riduzione al 15% «significa un miliardo di euro in gioco per il Piemonte, una cifra non trascurabile. È un segnale di stabilizzazione, un punto fermo in una fase di forte incertezza». Ma per Fabrizio Cellino, presidente Api, «con il dollaro svalutato, sarà un gravissimo problema per le aziende europee esportare. Tutto questo comporterà nuovamente una perdita di produzione e competitività per le nostre imprese. Tutto ciò si traduce in un lento morire del nostro sistema economico e sociale. Siamo stanchi di un’Europa debole». Ciò che cita Cellino, ossia il rapporto euro-dollaro, cui si aggiungono i rapporti commerciali intraeuropei, come sottolinea Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino: «Molti prodotti non vanno direttamente negli USA come beni finiti “Made in Italy”, ma vengono prima esportati in altri Paesi UE, dove entrano come componenti in filiere più complesse. In questo scenario, una quota significativa del valore aggiunto italiano non risulta nelle statistiche».

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