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il borgo abbandonato
30 Luglio 2025 - 18:50
Incastonato nell’alta Val Borbera e parte del comune di Carrega Ligure, Reneuzzi fu abitato fino agli anni Sessanta, raggiungendo nel XIX secolo circa 200 residenti secondo il catasto napoleonico. Tuttavia, l’assenza di strade carrozzabili e il progressivo spopolamento portarono sempre più persone a cercare fortuna altrove. Nel 1961, gli abitanti si ridussero a quattro, fino a scomparire completamente nel medesimo anno.
L’unico accesso resta una mulattiera che parte da Vegni e risale la valle dei Campassi, un tempo arteria commerciale tra vallate, oggi rifugio per escursionisti e curiosi.
Il destino di Reneuzzi è segnato da una tragedia: nel settembre 1961, Davide Bellomo, ultimo abitante rimasto nel borgo, uccise la sua giovane cugina Maria Franco di Ferrazza ‒ ex fidanzata. L’omicidio, seguito dal suicidio dell’assassino, scatenò un'ondata di sgomento che contribuì alla definitiva abbandono del paese. Nel piccolo cimitero del borgo è ancora visibile la lapide di Bellomo, l’ultima testimonianza umana rimasta tra le tombe dimenticate.
Il borgo si presenta come un insieme di ruderi, frammenti di mura e pavimenti spaccati, dove la natura ha smesso di essere sfondo e ha iniziato a reclamare tutto lo spazio. Tra le strutture ancora riconoscibili spicca l’Oratorio di San Bernardo Abate, oggi privo del campanile ma ancora riconoscibile per l’arco dell’ingresso e l’altare interno.
Il borgo conserva tracce del suo passato agricolo: terrazze, case, luoghi comuni che ricordano le vite semplici di un tempo.
Anche se molti visitatori oggi parlano di un'atmosfera cupa e inquietante, forse amplificata dai racconti locali sul fantasma di Bellomo, la sensazione che si coglie tra i ruderi è quella di rispettoso stupore verso ciò che resta di una comunità ormai estinta.
Reneuzzi non è solo un paese abbandonato: è una testimonianza dell’impatto del progresso su comunità isolate, è la fine di un borgo raccontata attraverso macerie, silenzi e una tragica storia di gelosia e disperazione. Le sue rovine evocano un’era in cui la vita era scandita dai ritmi della natura e dell’agricoltura. Oggi, tra radici e pietre, Reneuzzi parla a chi vuole ascoltarlo, offrendo un’esperienza intensa, intima, sospesa tra memoria e bellezza incontaminata.
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