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IL REPORTAGE

Un giorno nel canile al collasso. C’è chi aspetta casa da 10 anni

Ogni abbaio racconta una storia: c’è chi attende in gabbia da una vita una famiglia che lo accolga con coccole e amore

Adozioni del cuore: cani anziani che non hanno mai conosciuto una famiglia

Ogni estate si ripete lo stesso dramma: il numero degli abbandoni cresce e i canili si trovano a fronteggiare un’ondata di ingressi difficili da gestire. Il canile gestito dall’ENPA in via Germagnano a Torino non è da meno, un luogo che accoglie diverse storie di abbandono, di sofferenza ma anche di speranza. Qui, tra i box e i corridoi, si respira la dedizione dei volontari e la resilienza degli animali, molti dei quali non hanno mai conosciuto l’affetto di una famiglia.

Da quando, cinque anni fa, è stata liberata l’area di via Germagnano – dal 2003 occupata da insediamenti nomadi spontanei – la gestione del canile è profondamente cambiata. Fino al 2020, la convivenza con il vicino campo nomadi, aveva creato non pochi problemi: calo delle adozioni, riduzione dei servizi nell’ambulatorio veterinario e un generale clima di difficoltà.

Oggi lo scenario è diverso. «Negli ultimi anni abbiamo registrato un aumento significativo di associati», racconta la responsabile del canile, Tiziana Berno. L’ambulatorio veterinario interno, nato inizialmente per garantire cure quotidiane agli animali della struttura, è diventato anche un punto di riferimento per tanti soci. Si tratta di un servizio sociale, con tariffe agevolate, che spesso si traduce in prestazioni pro bono: «Sono sempre di più le famiglie che faticano a sostenere le spese veterinarie. Con il nostro ambulatorio riusciamo a dare un aiuto concreto», spiega Berno.

Attualmente il canile ospita circa 90 cani e 15 gatti, ormai al collasso. Le adozioni seguono un percorso attento: colloqui preliminari, eventuali visite multiple in canile per conoscere meglio la persona e, una volta portato a casa, un periodo di affido provvisorio di un mese. Solo dopo il controllo post-affido l’adozione diventa definitiva. «Prendere un cane è un impegno serio e non sempre va tutto bene – sottolinea la responsabile –. Per questo seguiamo da vicino ogni adozione».

I numeri confermano la buona riuscita del lavoro: l’anno scorso sono stati affidati 200 cani e 60 gatti, con pochissimi rientri – appena quattro o cinque casi in un anno. «Possiamo ritenerci fortunati – conclude Berno –. La maggior parte delle famiglie conferma la scelta, e i nostri animali trovano finalmente la stabilità che meritano».

In questo periodo ci raccontano che molti cani vengono lasciati addirittura davanti alla porta d’ingresso, altri vengono recuperati sul territorio, spesso senza microchip né alcun tipo di identificazione, rendendo impossibile rintracciare i proprietari. Per questo motivo si consiglia di applicare il microchip non solo ai cani ma anche ai gatti, un gesto semplice che permette, in caso di smarrimento, di riportare rapidamente l’animale a casa, evitando una permanenza prolungata in canile che, nonostante le cure dei volontari, rappresenta sempre una fonte di stress.

Ci incamminiamo verso l’interno, attraversiamo un lungo corridoio, il sottofondo costante è l’abbaiare dei cani, un coro che accompagna ogni passo. Ogni gabbia è contrassegnata da un numero, un nome e a volte dalla data di nascita: Rambo, Mosè, Miriam, Nathan e così via fino all'ultimo ospite. Ogni spazio è dotato di riscaldamento a pavimento e presenta due accessi: da un lato una porta conduce al corridoio interno, utilizzato per far uscire i cani senza che vengano visti dagli altri e ridurre così l’agitazione generale; dall’altro lato c’è un piccolo varco che li porta in una zona esterna, seppur limitata, dove possono stare all’aria aperta.

Gli spazi a loro disposizione appaiono ridotti, spesso condivisi da due esemplari nello stesso box. Poco più in là si apre l’area di sgambamento, recinti ampi per muoversi con maggiore libertà. Qui troviamo Tresy, Caronte e Cico. I recinti sono affiancati l’uno all’altro, ma per evitare tensioni o competizioni attraverso le reti divisorie non vengono occupati tutti contemporaneamente: ne viene lasciato sempre uno vuoto come spazio cuscinetto, una precauzione necessaria per garantire la serenità dei cani. Restano fuori tra i venti e i trenta minuti, due volte al giorno, mattina e pomeriggio, un tempo prezioso: corrono, annusano, si rotolano sull’erba e, per qualche istante, dimenticano la gabbia.

Oltre ai cuccioli, che restano i più richiesti dalle famiglie, ci sono gli anziani: cani che spesso trascorrono quasi un’intera esistenza in canile.

Ci sono storie che pesano come macigni. Come quella di Shrek, un pitbull nato nel 2011: dopo soli quattro anni la sua famiglia lo ha abbandonato in un canile ligure. Nel 2015 è stato trasferito a Torino e per lui sono già dieci anni di attesa, un’intera vita sospesa.

Stesso destino per Rambo, anche lui pitbull, nato nel 2016 e arrivato dall’Albania tre anni più tardi, quando molti cani rischiavano la soppressione. Salvato da un futuro segnato, Rambo è cardiopatico e deve assumere ogni giorno una pesante terapia farmacologica.

Non meno dolorosa la vicenda di Bruno, pastore tedesco, nato nel 2014, approdato in canile appena un anno fa. Abbandonato dai nomadi in strada dell’Arrivore dopo lo smantellamento del campo, lasciandolo solo fino al suo recupero.

Per loro la vita nel box è ancora più dura: difficoltà di movimento, necessità di comfort particolari, il bisogno di attenzioni costanti. Le coperte posate dai volontari sul pavimento cercano di sopperire ma nulla di paragonabile al morbido divano di casa. Le chiamano “Adozioni del cuore”: scegliere un cane anziano e accoglierlo nella propria vita per donargli affetto e tranquillità negli ultimi anni di vita.

Da lì nascerà un legame forte: «Noi vorremmo dare l’opportunità a tutti, – ci dice Simona, tra i 5 dipendenti ENPA e volontaria nel tempo libero – soprattutto agli anziani, di sapere cosa significa far parte di una famiglia, avere una casa propria, uno spazio proprio, degli umani di riferimento che non siano solo i volontari. Cerco sempre di spingere per le adozioni del cuore, io la faccio adotto anziani da ormai due anni. Sanno dare un amore incondizionato ed una riconoscenza senza pari».

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