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23 Agosto 2025 - 07:16
Fine vita, un picco di domande in Piemonte: «In un anno oltre mille richieste di informazioni»
Il Piemonte è tra le regioni italiane in cui, nell’ultimo anno, si sono chieste più informazioni sui diritti del Fine Vita, la possibilità offerta dalla legge di richiedere il suicidio medicalmente assistito. I dati arrivano dall’associazione Luca Coscioni, da sempre in prima fila nella lotta per arrivare alla liberalizzazione dell’eutanasia anche nel nostro Paese. L’associazione ha fondato un “numero bianco” (06.99313409) cui rivolgersi per ricevere informazioni sui propri diritti nella fase della malattia. Un centralino al quale negli ultimi 12 mesi si sono rivolti oltre 16mila italiani, con un incremento del 14% rispetto all’anno precedente. Di queste telefonate, 1.181 provenivano dal Piemonte che, con una media di 28 richieste ogni 100mila abitanti, si posiziona tra le prime dieci regioni per numero di contatti pro-capite. Il servizio è attivo tutti i giorni e affronta temi come eutanasia e suicidio medicalmente assistito, testamento biologico, interruzione delle terapie e sedazione palliativa profonda. Le richieste ricevute nell’ultimo anno hanno riguardato soprattutto eutanasia e suicidio medicalmente assistito (circa 5 al giorno), ma anche interruzione delle terapie e sedazione palliativa profonda (più di una al giorno). Inoltre, 580 persone (51% donne, 49% uomini) hanno ricevuto informazioni pratiche per accedere alla morte volontaria medicalmente assistita, in Italia o in Svizzera. Infatti, attualmente in Italia l’eutanasia costituisce reato e rientra nelle ipotesi previste e punite dall’articolo 579 (omicidio del consenziente) o dall’articolo 580 (istigazione o aiuto al suicidio) del Codice Penale. Al contrario, il suicidio medicalmente assistito in determinati casi e la sospensione delle cure - intesa come “eutanasia passiva” - costituisce un diritto inviolabile in base alla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale e alla legge 219/2017. Per potervi accedere, occorre però rispettare alcune condizioni: la persona che ne fa richiesta deve essere pienamente capace di intendere e volere, deve avere una patologia irreversibile portatrice di gravi sofferenze fisiche o psichiche, e deve sopravvivere grazie a trattamenti di sostegno vitale. L’ultimo caso a salire agli onori delle cronache è stato quello della giornalista perugina Laura Santi, 50 anni, che a fine luglio è morta a casa sua dopo essersi auto-somministrata un farmaco letale. Era affetta da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla. «La vita è degna di essere vissuta, se uno lo vuole, anche fino a 100 anni e nelle condizioni più feroci - le sue ultime parole - ma dobbiamo essere noi che viviamo questa sofferenza estrema a decidere e nessun altro».
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