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Sanità piemontese promossa: quinta posizione nella classifica nazionale dei livelli essenziali di assistenza

Analisi GIMBE sui dati ministeriali: la regione migliora di 7 punti e si distingue per l'equilibrio tra prevenzione, cure territoriali e ospedaliere

Sanità piemontese promossa: quinta posizione nella classifica nazionale dei livelli essenziali di assistenza

Il Piemonte conferma la sua solidità nel panorama sanitario nazionale, posizionandosi al quinto posto nella classifica dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) offerti nel 2023. Con un punteggio totale di 270 punti su 300, la Regione si attesta tra le tredici regioni adempienti secondo il Nuovo sistema di garanzia, registrando un miglioramento di 7 punti rispetto al 2022.

Lo evidenzia l'analisi della Fondazione GIMBE sui dati del ministero della Salute, che ha pubblicato lo scorso agosto la Relazione 2023 «Monitoraggio dei LEA attraverso il Nuovo sistema di garanzia». I LEA rappresentano le prestazioni sanitarie che tutte le regioni e province autonome devono garantire gratuitamente o tramite il pagamento del ticket. Il monitoraggio utilizza 26 indicatori per valutare le prestazioni di ogni regione, suddividendoli in tre macro-aree sanitarie. Per essere considerate adempienti, le regioni devono raggiungere almeno 60 punti in ciascuna area.

La performance piemontese risulta equilibrata nelle tre macro-aree di valutazione: sesta posizione per prevenzione collettiva e sanità pubblica, terza per assistenza distrettuale e sesta per assistenza ospedaliera

A livello nazionale, invece, i dati del 2023 hanno confermato un quadro di forti disparità territoriali. Solo 13 regioni rispettano gli standard essenziali di cura, con un divario Nord-Sud che resta molto netto. Tra le regioni promosse, solo tre appartengono al Mezzogiorno: Puglia, Campania e Sardegna, queste ultime due salite tra le adempienti rispetto al 2022. Inoltre, otto regioni hanno registrato un peggioramento rispetto all'anno precedente, tra cui realtà storicamente solide come Lazio (-10 punti), Lombardia (-14) e Basilicata (-19). 

«La riduzione delle performance anche in regioni storicamente solide - avverte Cartabellotta - dimostra che la tenuta del Servizio sanitario nazionale non è più garantita nemmeno nei territori con maggiore disponibilità di risorse». Un campanello d'allarme che evidenzia le criticità strutturali del sistema sanitario italiano, dove la tutela della salute dipende ancora in larga misura dalla regione di residenza.

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