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Economia & Ambiente
15 Settembre 2025 - 11:50
L’estate 2025 che sta finendo sarà ricordata come una delle più costose per l’economia europea. Secondo lo studio coordinato da Sehrish Usman dell’Università di Mannheim, assieme a due economisti della Banca Centrale Europea, i disastri climatici hanno già generato 43 miliardi di euro di perdite. Ma non è che l’inizio: entro il 2029 il conto complessivo potrebbe toccare i 126 miliardi.
Al centro di questa crisi ci sono tre Paesi mediterranei: Italia, Spagna e Francia. Tutti hanno registrato danni superiori ai 10 miliardi solo nell’estate appena conclusa. Per l’Italia, la combinazione di ondate di calore e siccità ha devastato l’agricoltura, ridotto le rese dei raccolti e messo sotto pressione il sistema energetico. Se le proiezioni verranno confermate, nel medio termine la perdita cumulata per Roma potrebbe superare i 30 miliardi di euro.
Ma il dato più preoccupante non è quello immediato. Gli economisti sottolineano come i disastri climatici inneschino catene di conseguenze: fabbriche ferme per settimane, rincari delle materie prime agricole, difficoltà di trasporto dovute a infrastrutture danneggiate. Tutti elementi che finiscono per alimentare l’inflazione. In Italia, dove i prezzi al consumo hanno già mostrato fragilità negli ultimi anni, il rischio è di vedere un ulteriore rialzo dei costi di beni alimentari ed energia.
Lo studio avverte che le cifre reali potrebbero essere più alte di quelle stimate. Non sono stati infatti considerati effetti cumulativi – come siccità e incendi che colpiscono contemporaneamente – né le perdite di produttività causate dal caldo estremo. Un vuoto che per Paesi come l’Italia, con un tessuto produttivo basato su piccole e medie imprese, può pesare ancora di più.
La questione non è solo nazionale. A livello europeo, il legame tra clima e inflazione è ormai centrale per la BCE. L’istituto di Francoforte teme che i costi dell’adattamento al nuovo scenario possano rendere più complesso mantenere la stabilità dei prezzi, spingendo verso nuove misure di sostegno e investimenti nella transizione verde.
In altre parole, l’estate 2025 non è soltanto una parentesi climatica: è un campanello d’allarme per l’Italia e per l’Europa, che dovranno affrontare il cambiamento climatico non più come emergenza episodica, ma come variabile strutturale dei bilanci pubblici, delle politiche agricole e della politica monetaria.
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